Nel suo ultimo saggio "Sete. Crisi idrica e capitalismo" (Ponte alle Grazie) il docente dell'Università di Bergamo spiega che affidare il grosso della responsabilità di agire ai singoli cittadini, il cui consumo rappresenta il 10% del prelievo, è inutile. E le contromisure indicate dalle organizzazioni benefiche mondiali - tra cui infrastrutture più resilienti, utilizzo razionale, maggiore efficienza - rischiano di essere controproducenti

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