21 dicembre 2013, ore 23 circa, versione online del Corriere della Sera.

Notizia n. 1 – “Torino. Giovane di colore ucciso in strada, indagano i carabinieri”. Le informazioni in possesso del giornale devono essere davvero poche: il pezzo, basato su un lancio Ansa, è di appena sei righe, non dà il nome della vittima ne’ la sua nazionalità ma cita “momenti di tensione, tra i militari dell’Arma e alcuni connazionali della giovane vittima, che pretendevano di vedere il cadavere”. Nessuna ipotesi sui motivi dell’omicidio. Ma grazie al vezzoso giochino del “come ti senti dopo aver letto questo articolo” sappiamo che il 36% (la maggioranza) dei lettori che si sono presi la briga di renderlo noto, sono SODDISFATTI di questa notizia. Un 11% di loro sono persino DIVERTITI. Sono soddisfatti e divertiti da un cadavere in mezzo alla strada.

Notizia n. 2 – “Milano. “Mi hai rubato il cellulare”. E lo investe con la Smart: finisce in ospedale un giovane immigrato. (…) Secondo la ricostruzione degli agenti della Questura, un gruppo di immigrati era davanti a un chiosco mobile quando degli italiani si sono avvicinati accusandoli del furto di un telefono. Ne è nato un alterco e uno degli italiani è salito con una ragazza a bordo di una Smart e ha investito uno degli immigrati per poi fuggire. L’uomo è ora ricoverato in ospedale ma non è in pericolo di vita. (…) Dopo l’investimento il giovane scappa.” Qui i SODDISFATTI salgono al 52% (sempre la maggioranza), infatti un tentato omicidio da parte di un bianco giustiziere solitario è sempre una bella soddisfazione. E non avete idea di come ruttano appagati quando un barcone di disperati affonda o davanti alle recenti immagini da lager del Cie di Lampedusa. A qualcuno scappa persino una puzzetta commemorativa.

Il Corriere, purtroppo, non ha una “faccina” da cliccare che esprima come mi sento io a leggere le percentuali del suo giochino – per non dire degli squisiti commenti che corredano le notizie. Quando si fa presente alla redazione situazioni del genere, inoltre, le percentuali misteriosamente cambiano e gli articoli svaniscono. I redattori forse non trovano il tempo per riflettere sulla questione, forse non comprendono neppure cosa ci si trovi di disturbante.

La “faccina” che mi servirebbe? Be’ è complicato. E’ quella di una passante durante la Notte dei Cristalli, o di una radioascoltatrice che senta la notizia della marcia fascista su Roma; è un misto di sconcerto, angoscia, allarme, dolore e persino senso di colpa: cosa potevo fare di più, di meglio, perché il mio paese non arrivasse a questo punto?

Solo avendo fatto il vuoto nel proprio cervello si può dichiarare soddisfazione e divertimento davanti a morti e feriti, e quando il vuoto nei cervelli raggiunge la massa critica, arriva troppo spesso una dittatura a riempirlo. Maria G. Di Rienzo

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