(Intervista a Canan Arin di Bingul Durbas per Open Democracy, 10 dicembre 2013, trad. e adattamento Maria G. Di Rienzo. Canan Arin, femminista e avvocata turca, aveva criticato il Presidente del suo paese per il fallimento nel proteggere le bambine e le ragazze dai matrimoni forzati. Il 23 giugno 2012 fu svegliata dalla polizia alle 5 del mattino, illegalmente arrestata e accusata di aver disprezzato i valori religiosi e di aver insultato il Presidente. La pena prevede cinque anni di prigione. Sebbene il matrimonio prima dei 17 anni sia illegale, in Turchia, non ci si preoccupa di far osservare la legge: secondo l’Ordine degli avvocati di Istanbul, un matrimonio turco su quattro include una sposa bambina. Nel 2013, sono cominciate le udienze del processo a Canan Arin.)

Bingul Durbas (BD): Come avvocata e formatrice sei stata invitata dall’Ordine degli avvocati di Antalya a parlare di violenza contro le donne. Dopo il tuo discorso eri in prigione. Cos’è accaduto?

Canan Arin (CA): Io sono la fondatrice del Centro per l’applicazione dei diritti delle donne in seno all’Ordine degli avvocati di Istanbul, e ho lavorato là come formatrice. Ad Antalya stavano aprendo un Centro identico e gli avvocati avevano bisogno di formazione. Nel contesto del training ho parlato di matrimoni precoci e forzati ed ho usato due esempi per illustrare le mie argomentazioni. Uno era il matrimonio del Profeta con una bimba di sette anni. Il secondo riguardava il capo della Repubblica turca che era fidanzato a sua moglie quando lei aveva 14 anni, e sposato con lei quando ne aveva 15. Questi sono fatti.

Mentre parlavo, un gruppo di giovani uomini si è alzato in piedi ed ha cominciato ad urlare contro di me. Dissero che ero insultante e fuori tema. Io risposi di no e dissi che erano liberi di lasciare la sala, e loro se ne andarono. Il giorno successivo, un altro gruppo di giovanotti (non so se fossero avvocati o meno) tenne una conferenza stampa annunciando che mi denunciavano in tribunale per insulti al Profeta e al Presidente. Questo gruppo di circa dieci persone non era presente alla mia conferenza.

Il giorno del mio arresto, ero in giro con amici e ci fermammo a Gaziantep per visitare i musei. L’indomani avremmo dovuto ripartire ma i poliziotti arrivarono alla mia stanza in albergo mentre dormivo, alle 5.30 del mattino. Ho dovuto aspettare sino alle 11 per dare la mia testimonianza. Ero stata accusata di aver pubblicamente degradato i valori religiosi di una parte della popolazione (Codice penale turco, art. 216/3) e di aver insultato il Presidente della Repubblica (Codice penale turco, art. 299/1).

BD: Ci sono stati aspetti illegali nel tuo caso?

CA: Sì. Secondo il Codice penale turco, se vuoi denunciare qualcuno per offese al Capo dello Stato devi avere il permesso del Ministro della Giustizia. Il pubblico ministero non ottenne il permesso che gli serviva, nonostante le accuse. Inoltre, gli esempi che io ho fatto sono pubblici, rintracciabili anche su Internet. Il pubblico ministero non avrebbe dovuto accettare la denuncia. Invece, la portò avanti. Successivamente, la polizia mi telefonò chiedendomi di andare in centrale. Io dissi loro che per interrogarmi avevano bisogno del permesso del Ministero della Giustizia.

Inoltre, il pubblico ministero ha scritto sul mandato di arresto che il mio indirizzo era sconosciuto. In Turchia, ogni dettaglio dell’indirizzo degli avvocati è registrato e disponibile sul sito dell’Ordine. E’ impossibile non conoscere l’indirizzo di un avvocato. E’ una chiara violazione della legge pretendere che il mandato d’arresto sia stato spiccato perché il mio indirizzo era sconosciuto.

BD: Secondo la legge e i trattati internazionali che la Turchia ha sottoscritto, lo stato dev’essere imparziale nel maneggiare la libertà di parola. Come spieghi l’attitudine del pubblico ministero?

CA: Nell’atto della mia incriminazione, il p.m. ha usato l’abbreviazione “S.A.V.” (Sia pace su di lui) quando ha scritto il nome del Profeta Maometto: in un documento legale. Un pubblico ministero non può includere qualificazioni simili in un documento legale. Questo mostra quant’è imparziale nel gestire il mio caso.

BD: Il Codice civile fissa l’età per il matrimonio, per maschi e femmine, a 17 anni, e secondo il Codice penale i matrimoni religiosi non sono permessi. Tuttavia, l’Istituto di Statistica (TurkStat) testimonia che ci sono più di 181.000 spose bambine in Turchia. Come spieghi la prevalenza di matrimoni precoci e forzati in Turchia?

CA: Qualcuno dice di prendere ad esempio il Profeta e sostiene che una bambina può andare sposa a sei anni e che il matrimonio può essere consumato non appena ha le mestruazioni. Alcuni dicono che c’è una base religiosa per questo. Le bambine sono forzate a sposarsi precocemente perché le donne non sono considerate esseri umani, ma proprietà delle loro famiglie.

Un altro fattore potrebbe derivare dal numero di bambini nelle famiglie povere, in special modo nell’est e nel sudest della Turchia. Queste famiglie non riescono ad aver cura di tutti. Non appena le bambine crescono un po’ le si dà in matrimonio, così diventano responsabilità dei loro mariti e per i loro genitori c’è una bocca in meno da sfamare. Ci sono molti diversi fattori.

BD: La nuova riforma dell’istruzione, conosciuta come “4+4+4” sembra assai problematica. Secondo la nuova legge, non è obbligatorio proseguire l’istruzione dopo i primi quattro anni di scuola. Il “Progetto sposa bambina” di un’organizzazione di donne turche, “La scopa volante”, ha di recente scoperto che praticamente tutti gli studenti assenti da scuola per matrimonio e fidanzamento sono femmine. Secondo TurkStat, la prevalenza della violenza fisica e sessuale contro le donne decresce con l’accrescimento della loro istruzione. E’ probabile che la nuova riforma aumenti la vulnerabilità delle bambine ai matrimoni precoci e alla violenza.

CA: Esattamente. E nessuno denuncia questi crimini nonostante i matrimoni precoci costituiscano abuso sessuale dei bambini, e fare sesso con coloro che non hanno raggiunto l’età adulta è un crimine secondo gli artt. 103 e 104 del Codice penale turco. Ma la legge non è osservata.

BD: Sembra anche esserci un collegamento fra questi tipi di matrimonio e i cosiddetti “delitti d’onore”. Ci sono molti casi in cui le vittime erano state costrette a sposarsi sotto l’età legale, e sono finite uccise per essere fuggite di casa, danneggiando l’ “onore” della famiglia; oppure sono state rimandate dai genitori dai loro mariti non ufficiali dopo aver sofferto estrema violenza domestica. I giudici riconoscono l’illegalità di questi matrimoni non ufficiali, ma li giustificano implicitamente riducendo le sentenze a carico dei perpetratori di violenza con il pretesto della provocazione. Io penso che l’attitudine patriarcale della società e dei giudici, e la non applicazione delle leggi siano grossi problemi in Turchia.

CA: Assolutamente. Il governo non ha la volontà politica di fermare la violenza contro le donne. Come sai, nel caso di N.C. – che aveva 12 anni quando fu stuprata da 32 uomini, inclusi funzionari statali, un insegnante e l’anziano di un villaggio – gli imputati di sesso maschile hanno ricevuto condanne ridotte, mentre le due donne implicate nel caso hanno ricevuto sentenze molto più severe.

BD: Nel recente caso di O.C., tutti i 34 sospettati accusati di aver aggredito e stuprato una ragazza di 14 anni sono stati rilasciati dal tribunale. L’anno scorso, il Ministro della Giustizia ha attestato l’aumento del 1400% di donne assassinate fra il 2002 e il 2008. Il femicidio in Turchia è endemico. Le minacce alla libertà di parola mandano questo messaggio alle attiviste in Turchia: state zitte sulla violenza contro le donne.

CA: Qualsiasi cosa il Primo Ministro dica, i giudici lo accettano come fosse legge. In primo luogo ha detto che non crede nell’eguaglianza di genere. Ora sta tentando di proibire l’aborto. Secondo la legge turca non è proibito, ma adesso la maggioranza dei medici rifiuta di praticarlo. Il Ministro della Sanità ha detto che se una donna resta incinta a causa di uno stupro dovrebbe partorire, e lo Stato si occuperà del bambino. E’ incredibile.

BD: In un altro caso recente a Nevin Yildirim, che ha ucciso il suo stupratore, non si è permesso di interrompere la gravidanza e ha dovuto mettere al mondo il figlio dell’uomo che l’ha violentata. C’è un collegamento anche fra la questione dell’aborto e i “delitti d’onore”. Le mie ricerche mostrano che nei casi in cui le vittime restino incinte fuori dal matrimonio, gli imputati (i familiari delle ragazze) le portano da un ospedale all’altro nel disperato tentativo di farle abortire ed evitare lo stigma sociale. Tentano di evitare di ucciderle, ma se falliscono nel risolvere la situazione allora le ammazzano per ripulire il loro “onore”.

CA: Verissimo. Il Primo Ministro si sta impicciando sempre di più delle vite delle donne: da quanti figli una deve avere a se può avere un aborto o se deve fare un cesareo. Questo è il motivo per cui le cose sono così difficili per le donne giovani, in Turchia. Una donna non ha valore sino a che non è sposata ed è la famiglia a dover essere protetta – non le donne, a qualsiasi costo.

BD: Le attuali pratiche statali e il trattamento illegale che tu hai ricevuto mostrano quanto è patriarcale la società turca. Le donne sono deliberatamente ridotte al silenzio. Cosa bisogna fare per sfidare le attitudini patriarcali e antifemministe nel lottare contro la violenza sulle donne in Turchia?

CA: Le pratiche attuali sono violazioni dei diritti umani delle donne. Naturalmente, il Primo Ministro detesta le femministe ed esprime questo sentimento ad ogni opportunità. A noi non importa quel che dice, non può fermarci. Le organizzazioni di donne stanno lavorando assai intensamente. Ma il Primo Ministro cambia l’ordine del giorno di continuo, e le donne si stancano molto a causa di ciò: le donne si trovano a dover lottare contro l’agenda sessista che lui crea su base giornaliera.

BD: Pensi che sarai in grado di continuare il tuo lavoro senza timore di finire in prigione?

CA: Certo che continuerò il mio lavoro. Nessuno può mettermi a tacere.

Leggi tutto... http://lunanuvola.wordpress.com/2013/12/21/nessuno-mi-mettera-a-tacere/