(veramente ce ne sarebbero un’altra decina, tutte adolescenti e tutte intervistate da Anna Leach per il Guardian, che ha pubblicato l’intero servizio il 12 dicembre 2013. Trad. e adattamento Maria G. Di Rienzo)

Hannah Godefa, 15 anni, Etiopia.

Quando avevo sette anni, ho fatto visita alla cittadina di campagna da cui vengono i miei genitori, Axum, e là abitavamo con la nonna. C’era una bambina più o meno della mia età con cui strinsi davvero una buona amicizia. Prima di andarmene, dissi che avrei voluto restare in contatto con lei come “amica di penna” ma i miei genitori mi spiegarono che la bambina non aveva matite o altro materiale per farlo.

Seppi in quel momento che perorare la causa delle ragazze come me affinché avessero eguali opportunità di istruzione sarebbe stata una parte importante della mia vita. Creai un progetto di mobilitazione delle risorse chiamato “Montagna di Matite” che ha distribuito oltre mezzo milione di risorse ai bambini etiopi.

Le ragazze che vivono nelle aree rurali in Etiopia sono trattate come beni materiali. La famiglia valuta una ragazza rispetto alla sua capacità di lavoro. Le femmine non hanno eguale accesso all’istruzione con i maschi. C’è un grosso divario nell’alfabetizzazione e quando un genitore deve scegliere se mandare a scuola un figlio o una figlia è sempre il ragazzo ad essere scelto.

La sfida più difficile che mi si è presentata è stata il promuovere l’idea dell’istruzione per le ragazze nelle comunità rurali in cui questo era vissuto come un conflitto dai capi. La tradizione impone ad una ragazza della mia età di sposarsi, o di stare a casa a sostenere la sua famiglia. Non è sempre facile penetrare in questa mentalità. Tuttavia, il governo etiope e molte ong hanno dichiarato l’impegno a cambiare quest’attitudine perdurante.

E’ stato anche difficile bilanciare l’andare a scuola e il fare attivismo. Ho imparato a mettere per primi i miei studi, di modo da creare un più grosso impatto nel futuro. Credo fermamente che ogni azione per il cambiamento, non importa quanto piccola, conti.

Thandiwe Diego, 14 anni, Belize.

La mia lotta è per l’empowerment delle ragazze nella mia comunità, tramite l’informazione, l’istruzione e l’essere esposte ad idee positive. Informazioni accurate, divertenti e interattive aiutano le ragazze a prendere decisioni migliori e più consapevoli. Un’autostima più alta è anche una grande parte della lotta per dar potere alle ragazze: poiché sono povere sono disprezzate dal resto della comunità. Se hanno una stima di sé più alta le ragazze si permettono di sognare più in grande.

Quando hai informazioni accurate tendi ad essere più fiduciosa in te stessa e più facilmente prendi decisioni migliori. Noi usiamo questa filosofia nella nostra lotta per minimizzare il numero di gravidanze fra le adolescenti delle comunità. Quando le ragazze restano incinte, la maggior parte di esse non può tornare a scuola, sia perché la scuola non le accetta, sia perché portano il peso del crescere un bimbo. Ma senza istruzione le ragazze non saranno in grado di raggiungere i loro obiettivi di carriera o di avere un lavoro con paga decente, e perciò perpetueranno il ciclo di povertà, analfabetismo e sfruttamento.

La più grossa sfida è il fatto che la maggioranza delle ragazze con cui lavoriamo non hanno accesso a necessità di base come cibo, acqua ed elettricità, ne’ hanno l’accesso a internet. Alcune vivono in case in cui si abusa di loro. Questi fattori inibiscono la loro crescita emotiva, intellettuale e fisica. Abbiamo creato un gruppo canoro per ampliare le loro esperienze: impariamo canzoni tradizionali Garifuna (Ndt: così sono chiamate le persone di origine africana che vivono nell’America centrale.) e le cantiamo durante il festival annuale in cui si mette in scena l’insediamento Garifuna. Esperienze come questa danno alle ragazze la possibilità di risplendere, di essere notate positivamente dall’intera comunità.

Simon Abigail, 15 anni, Nigeria.

Quando finisco la scuola voglio diventare una calciatrice. Amo il calcio e penso che le ragazze giochino meglio dei ragazzi. Ma se non sarò abbastanza brava da diventare una calciatrice professionista allora vorrei fare la giornalista. Questo perché voglio avere più informazioni sulle cose che il governo ci nasconde: accade sovente in Nigeria.

Voglio essere in grado di influenzare le persone che hanno potere. Per esempio, voglio che i politici si assumano responsabilità per gli orfani, i bisognosi, quelli che non possono permettersi di pagare le tasse scolastiche per i propri figli. Il governo dovrebbe attrezzare meglio le scuole, così che noi si possa imparare materie come la scienza. Abbiamo bisogno anche di più lezioni pratiche, per imparare oltre quel che c’è nei libri: scienza, tecnologia e arte non sono insegnate adeguatamente perché non possiamo farne pratica.

Nel club delle ragazze facciamo teatro sugli effetti del non istruire le ragazze. Presentiamo le recite nelle scuole e nelle nostre comunità. C’è una ragazza, nella mia scuola, che ha partorito una bimba e io sono andata a trovarla e ho parlato con la sua famiglia. E’ appena tornata in classe e adesso è un membro del club delle ragazze: è straordinaria nel farci pubblicità.

Penso che più ragazze si mettono insieme più potere abbiamo. Ho tanta speranza per l’istruzione femminile in Nigeria, ma dobbiamo continuare a fare campagne e ad incoraggiare più ragazze a restare a scuola per un tempo più lungo.

Farkhonda Tahery, 16 anni, Afghanistan.

Secondo le leggi di Newton, un oggetto resta nello stesso stato sino a che una forza non lo investe. I fenomeni sociali hanno le stesse caratteristiche. Io ho cominciato a fare attivismo per essere una piccola forza che cambi lo schema delle vite delle donne in Afghanistan.

Vivere essendo una ragazza in Afghanistan, e osservare in che situazione si trovano le donne, mi ha indotto a voler creare cambiamento. Anche, il testimoniare gli effetti prodotti dalle donne che parlano apertamente è stata un’altra ispirazione.

Le ragazze, nelle nostre comunità, devono affrontare tradizioni culturali che non le rispettano. Per esempio, le figlie sono a volte date alla famiglia di una vittima di omicidio come “prezzo del sangue”. In aggiunta, la dipendenza economica delle ragazze dalle loro famiglie crea un sacco di questioni. E le ragazze, nella maggior parte del paese, non hanno accesso all’istruzione, il che dà inizio a tutta una serie di problemi. Chi è analfabeta ha difficoltà ad immaginare una vita diversa. Per cui l’analfabetismo è la più grossa sfida che si trova davanti chi lotta per i diritti delle donne.

Un episodio di cui sono molto orgogliosa è questo: due mie amiche ed io abbiamo partecipato ad un programma di scambio culturale con tre ragazzi rifugiati provenienti da Helmand. Abbiamo parlato loro delle donne nell’Islam e questi ragazzi, che prima non accettavano le ragazze come esseri umani, hanno cominciato a sostenere l’istruzione femminile e hanno convinto i genitori a mandare a scuola le loro sorelle.

I miei progetti a breve termine sono: migliorare il mio club del libro, allestire una biblioteca a Dasht-e-Barchi (Kabul), diplomarmi in scienze politiche e relazioni internazionali, e poi fare dei master e ottenere il dottorato.

I miei progetti a lungo termine sono: insegnare all’Università di Kabul, creare un’associazione di scrittrici, fare politica e lavorare come donna politica nel governo afgano.

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