Gentili Signore, credo che in materia di comunicazione potremmo avvantaggiarci tutte di qualche piccolo suggerimento e di un paio di precisazioni. Naturalmente, a voi la scelta.

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Avere 40 account e pseudonimi diversi non fa della vostra persona un “collettivo”, un “gruppo”, un “think tank”. Darvi ragione ripetutamente da sole non rende i vostri argomenti più attraenti o sensati, ne’ depone a favore della vostra onestà intellettuale.

Se è vostra abitudine aggredire qualunque altra donna la pensi diversamente da voi con pezzi che grondano insulti, ridicolizzazione e disprezzo, e strillano a tutte maiuscole NO a questo e NO a quello e NO a quest’altro come se voi foste titolate a normare il femminismo, non dovreste andare in panico quando qualcuna dice NO a voi e urlare perciò al linciaggio e alla persecuzione.

Se il vostro povero papà è passato a miglior vita, ciò non indica “la morte del patriarcato”.

Se la vosta mamma (vivente o meno) è o è stata con voi un’emerita bastarda ciò non prova l’esistenza scientifica della PAS, non indica la bastardaggine di tutte le madri esistenti, non fa della maternità una bastardata.

Le etichette appiccicatele sui vasi della marmellata e non sulle persone (che tra l’altro in maggioranza neppure conoscete), perché nulla vi autorizza a fare l’editing o lo screening delle esperienze/dei sentimenti altrui: il fatto che qualcuna non vi piaccia non significa che abbia bisogno di essere “curata” da voi, e il fatto che non vi piaccia quel che dice non significa che sia stupida o bugiarda.

Essere simpatiche, in genere, agli uomini non indica necessariamente avere la verità in tasca: vi guadagna spazi – posti – visibilità e in alcuni casi denaro, non l’illuminazione.

Potete fare quel che vi pare della vostra vita, ma non della vita di qualsiasi altra persona femmina o maschio. Perciò – ad esempio – che essere una prostituta sia una scelta bella liberatoria trasgressiva vincente, lo deve dire, in caso, la prostituta stessa. Appropriarvi della sua esperienza, che voi non state facendo, è mistificatorio e arrogante. Perché la maggioranza delle prostitute (90%/92% a seconda degli studi) dichiara che mollerebbe la “professione” se potesse, ma guarda caso la fottuta sceltanon è nelle loro mani, bensì in quelle del loro magnaccia, trafficante, marito, compagno, proprietario di casa/terra su cui vivono, e spesso dipendente dalle pance vuote dei loro bambini. Se poi volete sapere quanto i clienti stimano e apprezzano queste donne andate sui siti dei “punter”, o sul tumblr “the invisibile men” e ve lo racconteranno loro: io non ho stomaco di ripetere tanto odio.

Secondo H. P. Lovecraft, al centro dell’universo c’è Azathoth, un “dio cieco e idiota che gorgoglia e bestemmia”. Io sono certa di non essere là e di nient’altro, ma volevo informarvi, gentili signore, che probabilmente il posto è occupato.Maria G. Di Rienzo

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