(tratto da: “The Love of Strangers” di Merle Hoffman per On the Issues, inverno 2013. Trad. Maria G. Di Rienzo)

La paziente n. 4, convalescente, è rimasta impressionata dal tuo lavoro e vorrebbe vederti.” Quando mi arrivò l’e-mail della mia assistente, ero nel mezzo di una riunione nel mio ufficio. Scusandomi, indossai il camice bianco che tengo sempre sulla spalliera della sedia e andai nella stanza di convalescenza.

Nel quarto letto, incontrai gli scuri occhi spalancati della donna che voleva vedermi e mi presentai. Lei allungò le braccia e mentre la traevo vicina a me le sue parole vennero fuori: “Lei mi ha salvato la vita. Ero alla 18^ settimana – il bambino era morto – avrebbero dovuto dirmelo settimane fa. La dottoressa – non ha voluto essere d’aiuto. Lei l’ho trovata su internet, ho letto tutto su di lei. Perché non me l’hanno detto prima? Lei mi ha salvata – grazie, grazie.”

Mentre ci abbracciavamo, la ringraziai per avermi ricordato il motivo per cui ho passato gli ultimi 41 anni della mia vita facendo questo lavoro. Quando la lasciai, presi la sua cartella per leggere tutta la storia dalle note.

La paziente, caucasica, entrava nella 19^ settimana di una gravidanza voluta. Durante una visita di controllo, due settimane fa, fu informata che le anomalie del feto indicavano gravi problemi di sviluppo. Nessuna assistenza le fu offerta. La paziente divenne terribilmente angosciata e arrabbiata, perché la stessa anomalia le era stata confermata durante una precedente gravidanza alla 9^ settimana di gestazione e il processo di interruzione di gravidanza era stato molto più facile. La paziente ha conosciuto Merle Hoffman e il suo attivismo tramite internet e gli occhi le si sono riempiti di lacrime, durante il colloquio, mentre descriveva cosa il lavoro della signora Hoffman significava per lei. Più tardi ha chiesto se c’era la possibilità di incontrare personalmente la signora Hoffman.”

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Merle Hoffman è un’attivista femminista per la salute delle donne e i diritti riproduttivi. E’ la fondatrice e la presidente del Choices Women’s Medical Center, un grande complesso ospedaliero. E’ inoltre scrittrice, editrice e documentarista. Nel 1989, guidando un’azione di protesta contro il Cardinale O’Connor e la sua sponsorizzazione dei fanatici anti-abortisti di “Operation Rescue” lesse di fronte alla Cattedrale di S. Patrizio a New York il Proclama delle/dei dimostranti: “… Le donne sono pieni agenti morali con il diritto e la capacità di scegliere se essere o non essere madri. L’aborto è una scelta compiuta da ogni individua per profonde ragioni personali che ne’ uomo ne’ stato dovrebbero giudicare. Il diritto di fare scelte riproduttive si tramanda alle donne dalla storia ed appartiene ad ogni donna senza differenze di età, classe, razza, religione o preferenza sessuale. L’aborto è un atto affermativo della vita, scelto all’interno del contesto delle realtà delle donne, delle vite delle donne e della sessualità delle donne. L’aborto è spesso la scelta più morale in un mondo che frequentemente nega assistenza sanitaria, abitazioni, istruzione e sopravvivenza economica.”

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