Premessa: non ritengo l’ignoranza una colpa in sé, ma credo lo diventi quando è un atto deliberato (di auto-accecamento) per cui se messi di fronte alla possibilità di sapere, la rifiutiamo per dar conferma ad una tesi o per non ammettere di aver detto una stronzata galattica. In special modo, la ritengo colpevole quando è espressa da opinionisti, giornalisti, grandi esperti e così via che pretendono di avere una comprensione onnisciente di qualsiasi fenomeno, notizia, argomento. Sentir ripetere da costoro “dopotutto la prostituzione – ovviamente femminile – è il più antico mestiere del mondo” è francamente sconcertante: perché a tutti loro non manca la possibilità di istruirsi al proposito. Sostenere la precedente affermazione significa più o meno dare per scontato che non appena raggiunta la posizione eretta, le nostre antenate hanno (inutilmente) cercato un lampione sotto cui posizionarsi. Circa un milione di anni fa, quindi, secondo i suddetti capoccioni andava così: “Quanto vuoi per una sveltina?” “Venti bacche se ti metti il copricoso di erba secca intrecciata, trenta senza.” (Lo so che vi aspettavate una richiesta di bistecche di dinosauro, ma la carne è entrata nella nostra dieta molto, molto, molto più tardi.)

Probabilmente si divertono a pensarci, li scusa se comprano qualcuna in circonvallazione e butta la responsabilità della faccenda su chi è comprata. Peccato che non sia vero. Per quanto riusciamo ad andare a ritroso nel tracciare le posizioni assunte da donne e uomini nella storia, sembra che il “mestiere” più antico per una femmina sia questo:

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Sciamana. Viaggiatrice fra i mondi. Collegamento vivente fra terra e spirito. Guaritrice. Erborista. Oracolo. Garanzia del bilanciamento fra le varie forze naturali operanti sul pianeta. Lettrice di segni. Specchio sacro. Trasformatrice. Mutatrice di forma. Colei che ritrova le cose perdute. Artista e poeta. Danzatrice dell’estasi.

( www.dancesofecstasy.com Film del 2003, di 58 minuti, in cui le registe Michelle Mahrer e Nicole Ma mostrano, fra l’altro, le odierne sacerdotesse Orisha di Nigeria e Brasile e le odierne sciamane guaritrici kalahari e coreane.)

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Più tardi, il patriarcato codifica i ruoli sessuali, la proprietà delle donne da parte degli uomini e inventa la virtuosa (volente o nolente) moglie e la viziosa ma voluttuosa prostituta. Tuttavia il processo non è automatico, e prende tempo. Per cui, nelle antiche tombe egizie, abbiamo ancora raffigurazioni di donne che esercitano una gran varietà di mestieri: cantanti, musiciste, danzatrici, sacerdotesse, “lamentatrici” professioniste per funerali, e birraie e panettiere. In Mesopotamia, all’inizio del periodo patriarcale, le donne continuavano ad essere libere di vendere e comprare nei mercati, possedevano proprietà personali, potevano prestare e prendere a prestito denaro; quelle di alto status sociale, come le sacerdotesse, avevano una considerevole autorità amministrativa. Il loro potere e i loro diritti andranno a picco nell’era Assira.

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Anche quando le norme patriarcali sono ben stabilite, come in Grecia e a Roma a partire dal 4° secolo prima di Cristo, la memoria del più antico mestiere femminile fa sì che le donne pratichino la medicina senza incontrare grossi ostacoli: che si tratti di ostetricia (maia e obstetrix) o di altro (iatrikê, medica, iatrina). Le loro iscrizioni funerarie rivelano che erano onorate al pari dei loro colleghi uomini per i servizi prestati.

E così fu in Cina, persino in quella ormai confuciana delle “Tre obbedienze e quattro virtù” che avrebbero dovuto chiudere definitivamente le donne nelle case o nei bordelli. I medici e le mediche studiavano testi come “La diagnosi del battito del polso” di Su Nu (Semplice Donna) e anche il classico che portava come titolo il suo nome e null’altro perché consisteva di “tecniche da camera” (sessuologia). Alla medica Feng, durante la dinastia Song, fu conferito il titolo di “Signora che ha portato sollievo alla nazione” per avere, tra le altre imprese, curato le sofferenze dell’Imperatrice Vedova…

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Ok. Non sono qui per insegnare agli stimati opinionisti assai esperti che la storia del mondo è anche storia delle donne, sono sicura che possono impararlo da soli, a loro comodo. Volevo solo render loro noto che la frase sul “mestiere più antico del mondo” è un’enorme stupidaggine e che se proprio vogliono continuare ad usarla, dovrebbero dirla così: “La prostituzione è uno dei più antichi mestieri dell’era patriarcale”. Che, santo cielo, è finita da un pezzo… oppure no? Maria G. Di Rienzo

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