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Il governo Letta ancora una volta è ricorso alla formula del decreto omnibus, per fare approvare nello stesso provvedimento un insieme di norme eterogenee, senza relazione tra loro. In particolare, la sospensione del pagamento della seconda rata dell’IMU, e la riforma della Banca d’Italia. Con questo provvedimento, i contribuenti risparmiano 2,2 miliardi di tasse sulla casa, incamerano circa un miliardo di imposte dalle banche, ma concedono 7,5 miliardi alla ricapitalizzazione di Bankitalia che frutteranno plusvalenze miliardarie ai due principali azionisti Intesa San Paolo e Unicredit.
A sinistra, molti commentatori giudicano la sospensione della seconda rata dell’IMU come la foglia di fico di un grande regalo alle banche ed esprimono preoccupazione circa lo stato di salute dei bilanci bancari da quest’anno sottoposti al controllo della BCE, ragione per cui il grande regalo sarebbe necessario per riportare i conti in attivo. Il fatto che la riforma sia stata elaborata dagli uffici della stessa Banca d’Italia e messa a punto dal ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, già direttore generale della Banca d’Italia, è visto come un grave limite di autonomia della politica.
Il ministro Saccomanni asserisce che la ricapitalizzazione non costa nulla ai contribuenti poichè è realizzata con il ricorso alle riserve statutarie di Bankitalia. Si tratta in ogni caso di denaro pubblico, che in tempi di crisi economica viene utilizzato a favore di grandi banche private, senza che sia chiaro il vantaggio sociale di un tale trasferimento.
Il decreto è stato approvato in modo relativamente facile al Senato, ma ha incontrato una opposizione ostruzionistica alla Camera da parte del M5S, forse incattivito dall’accordo elettorale tra Renzi e Berlusconi, che può ridimensionare la rappresentanza grillina nella prossima legislatura. Motivo che può avere indotto il M5S anche alla presentazione della messa in stato d’accusa del presidente della repubblica, definito «boia» in parlamento dall’on. pentastalleto Giorgio Sorial.
Il governo ha accusato l’ostruzionismo grillino di impedire la sospensione della seconda rata dell’IMU. Il M5S ha proposto lo stralcio dal decreto della normativa relativa alla Banca d'Italia. Il governo ha rifiutato, l’ostruzionismo è proseguito. Giunti all’ultimo giorno utile per l’approvazione,  la presidente della Camera ha applicato per la prima volta nella storia repubblicana la regola della tagliola. Cioè ha posto in votazione il decreto prima della mezzanotte, interrompendo il dibattito, o meglio il filibustering dei deputati grillini tutti iscritti a parlare.Ne è sorta una bagarre. I grillini hanno occupato i banchi del governo e poi le sedi delle commissioni parlamentari, tra cui quella degli Affari costituzionali dove si discute la legge elettorale. Durante l’assalto ai banchi del governo, un questore di Scelta Civica, Stefano Dambruoso, ha schiaffegiato una deputata grillina, Loredana Lupo, rivendicando (a dire di lei): «Nella mia vita ho picchiato tante donne, non sei la prima»Durante l’occupazione della Commissione Affari costituzionali, un deputato grillino, Massimo Felice De Rosa, ha proferito pesanti offese sessiste alle deputate del PD Micaela Campana e Alessandra Moretti. Un articolo dagli accenti sessisti è stato scritto da Andrea Scanzi contro la presidente della Camera, mentre Pierluigi Battista ha difeso i virili schiaffi del questore, che il 21 febbraio a Milano interverrà come relatore ad un convegno sul contrasto alla violenza di genere.
Laura Boldrini ha giustificato la sua decisione con la volontà di evitare agli italiani il pagamento della seconda rata dell’IMU. Una giustificazione discutibile, sia perchè il decreto contiene anche la riforma bancaria e il dare e avere non è certo sia vantaggioso per gli italiani, sia perchè si tratta di una valutazione di merito, non di necessaria pertinenza per la presidente dell’assemblea.
La tagliola, al contrario di quanto viene diffusamente detto, non è di per sè un istituto antidemocratico. Lo sarebbe se venisse applicato in modo arbitrario, per stroncare un dibattito parlamentare vero. Può essere invece una legittima risposta all’ostruzionismo. Al Senato, la tagliola è praticamente inscritta nelle regole del dibattito sui decreti, in quanto viene preventivamente deciso il termine previsto per la votazione e i tempi degli interventi dei senatori sono contingentati.
Dato che un decreto deve essere convertito in legge entro 60 giorni dalla sua presentazione, escludere la tagliola e permettere l’ostruzionismo, consegnerebbe ad una opposizione poco responsabile un potere di veto mai aggirabile. Ricordiamo che in tutta la sua storia parlamentare, dal 1946 al 1991, il Partito comunista italiano, principale partito di opposizione nella cosiddetta prima repubblica, ha fatto l’ostruzionismo solo in due occasioni. Una relativa alla collocazione internazionale dell’Italia (l’adesione al Patto atlantico), l’altra relativa allo storico istituto della scala mobile, che difendeva il potere d’acquisto dei salari dall’inflazione (il decreto Craxi che taglia d’autorità quattro punti di contingenza).
Laura Boldrini di fronte all’ostruzionismo può evitare di giustificarsi. Tuttavia essendo la presidente della camera può difendere le prerogative del parlamento nei confronti del governo. Dunque, garantire l’approvazione, maggioranza permettendo, entro il tempo stabilito di decreti leggi omogenei, aventi il requisito di necessità ed urgenza, ma non garantire affatto l’approvazione di decreti omnibus, che mettono insieme norme disomogenee, prive del requisito di necessità ed urgenza. Come è il caso del decreto IMU-Bankitalia.

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