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- Categoria: Giovanna Cosenza
- Pubblicato: 16 Gennaio 2014
La domanda Cosa pensa, prof, di #coglioneNo? mi è arrivata subito, giusto un paio d’ore dopo che i tre video di Zero erano andati online. Poi mi è stato chiesto a ripetizione, nei giorni scorsi, e ormai tutti hanno detto (quasi) tutto. Aggiungo solo qualche osservazione su quali mi sembrano le due ragioni principali del successo virale della campagna.
- La campagna usa quella che altrove ho chiamato prova di commutazione e che ho invitato ad applicare alle pubblicità per verificare se hanno sfumature sessiste o no. Al posto della donna mettici un uomo – dico sempre – e vedi l’effetto che fa. Se tutto continua a sembrarti normale, le donne sono trattate esattamente come gli uomini. Se dopo la sostituzione la scena appare ridicola, offensiva o per qualche ragione inaccettabile, allora chiediti perché e cerca una risposta. Vedi: Pubblicità, sessismo e prova di commutazione. Analogamente, in questo caso, al posto di un mestiere cosiddetto “creativo” (ma vale anche per molte professioni che presuppongono competenze umanistiche e interdisciplinari, non strettamente tecniche né specifiche) la campagna ha messo un idraulico, un elettricista, un giardiniere: se nella nostra società i mestieri “creativi” fossero trattati alla pari dell’idraulico, dell’elettricista e del giardiniere non ci sarebbe nessun effetto strano, ma poiché non è così, i video fanno boom, denunciando un problema e facendo allo stesso tempo sorridere.
- Il target è vastissimo, gonfio, esplosivo, perché i video chiamano esplicitamente in causa tre categorie ad altissima densità di popolazione: (a) i freelance, in cui si possono identificare precari di tutti i tipi e di tutte le età, partite Iva, microimprese, studi associati e chi più ne ha più ne metta; (b) i giovani, che magari fossero solo gli anagrafici 15-24 su cui oggi sempre insistono statistiche e sondaggi, ma in realtà includono trentenni, quarantenni e persino cinquantenni e passa, specie se fanno mestieri precari e creativi, che bastano da soli a farti sentire tanto gggiovane; infine (c) i cosiddetti “creativi”, un insieme anche questo popolatissimo, perché ci puoi mettere dentro non solo pubblicitari, comunicatori, arti director, copy, videomaker, registi e compagnia bella, ma artisti di tutte le risme, professori, intellettuali e intellettualoidi di tutte le specie e i ranghi, e anche in questo caso non si finisce più di contare chi si può identificare in questo target, perché pensaci bene: chi è che oggi non si senta un po’ artista, un po’ creativo e molto genio incompreso dalla società? Chiedilo al/la tuo/a vicino/a di banco, di ufficio, di casa, e scoprirai che anche lui/lei ha fatto clic perché si sente potenzialmente mooolto creativo/a (ah, se mi facessero fare…) ma assai poco valorizzato/a e poco capito/a da questa “sporca società”. Chiedilo a te stesso/a infine, perché hai fatto clic? Insomma bravissimi, quelli di Zero. Davvero astuti.
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