di  Daniela Tuscano

Dicono: si sopravvive con una sola opera. Ma è sempre vero? E soprattutto, è sempre quella? Prendiamo Sidney Poitier. Sicuri che “Indovina chi viene a cena” sia la sua prova migliore? Poitier somigliava a certi vini da meditazione, il talento lo centellinava. A volte erompeva, a volte galleggiava, talora ancora avvolgeva. Con un retrogusto multiforme e una cifra unica: il silenzio. Troppo solare e obamiano nei panni dell’impeccabile dott. Prentice. In quello stesso 1967 Sidney girò “La calda notte dell’ispettore Tibbs” (titolo originale “In the heat of the night”, nella doppia accezione di tenebra e intimità), che non gli valse l’Oscar – l’ottenne il suo partner, un Rod Steiger al meglio – ma ne svelò l’umanità, tanto più complessa quanto sottotraccia.

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