Gradara, anno 1280.
Esco dal mio bolide super veloce pronto a sgranchirmi un po’ le gambe e subito vengo rapito dal paesaggio che si apre davanti a me con tutto il suo splendore. Sono atterrato, se così si può dire, di fronte ad un grande castello. Sull’enorme cinta muraria che tiene lontani i curiosi e gli sprovveduti come me, non vedo scritto niente.