Qualche anno fa, il Tribunale di Torino ha inquadrato il comportamento violento del marito come mobbing familiare.

Recentemente, la Corte di Cassazione ha riaffrontato l’argomento, con diversa interpretazione. Per Mobbing si intende comunemente una condotta del datore di lavoro o del superiore gerarchico, sistematica e protratta nel tempo, tenuta nei confronti del dipendente, nell’ambiente di lavoro, che si risolve in sistematici e reiterati comportamenti ostili (illeciti o anche leciti se considerati singolarmente) che finiscono per assumere forme di prevaricazione o persecuzione psicologica, da cui può conseguire una mortificazione morale e l’emarginazione della persona subordinata, con effetto lesivo del suo equilibrio fisiopsichico e del complesso della sua personalità.

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