Tina Modotti, Macchina da scrivere, Messico (1928)

L’affermazione della scrittrice Silvia Avallone: «Aspetto una figlia: è la storia più bella mai scritta. Aspettare un bambino ha generato un tempo nuovo: le parole dei romanzi non reggono il confronto con la vita» è una affermazione molto deprimente per chi ha sacrificato la vita nel fare letteratura o nello studiarla. È noto quanto l’antichità classica, e in misura maggiore la sua riscoperta in età umanistica, considerasse due esperienze contrapposte quelle di darsi alla meditazione filosofica e letteraria e quella di condurre una vita secondo i più normali costumi, sposandosi, procreando e sostenendo l’incombenza dalla figliolanza.

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