È un coro di voci Preghiera per Chernobyl, il racconto di chi è rimasto dopo il più grande disastro al mondo del nucleare civile. Svetlana Aleksievic è andata in casa delle vecchie contadine bielorusse, si è seduta accanto alle loro stufe radioattive come piccoli reattori, ha ascoltato le voci delle madri e delle mogli che hanno visto la carne dei loro uomini (soccorritori ed elicotteristi intervenuti per spegnere la centrale in fiamme) staccarsi dalle ossa per le radiazioni, ha parlato con gli operai che hanno costruito il sarcofago destinato a contenere il «raggio invisibile» e che stavano lentamente morendo di cancro.

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