Son tutte buone le mamme del mondo. Le italiane ancora di più. Quella della madre – paziente, sorridente, accudente – è l’icona femminile per eccellenza. L’idea di maternità è sempre beatificata, ogni deviazione alla linea nella rappresentazione della buona madre la trasforma in cattiva, snaturata, ovvero contro natura: donna perduta, inadeguata. Come se l’istinto materno da pubblicità, la cura dei figli e ciò che ne consegue, fossero una dotazione genetica. Come se ci fosse un unico modello cui attenersi, precise e indiscutibili istruzioni per l’uso e non, piuttosto, come suggeriva il geniale psicoanalista inglese Donald Winnicott, un processo sì naturale ma anche istintivo e per questo “imperfetto”.

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