Dalblog degli Amici della Biblioteca Universitaria di Pisa.

Il 29 maggio 2012 veniva chiusa per ordinanza del Sindaco Filippeschi la Biblioteca Universitaria, unica biblioteca ancora chiusa per il terremoto che colpì … l’Emilia. Da allora sulla vicenda è calato un silenzio imbarazzato: nessuna autorità cittadina ha mai indicato un termine per la riapertura. Non il Comune, che ha emesso l’ordinanza, non la Provincia, che ha il compito di promuovere la cultura sul territorio, non l’Università, che è proprietaria e dunque responsabile dell’edificio della Sapienza. Ora, e la notizia è freschissima, si viene a sapere che, nottetempo, in Sapienza si spacciano stupefacenti.

A più riprese è stata annunciata e rinviata, sempre attraverso fonti di stampa e noncomunicati ufficiali, una perizia strutturale, che tuttavia non sostituisce certo una decisione, che deve essere politica e gestionale, sul futuro della Sapienza.

A più riprese l’Associazione degli Amici della Biblioteca Universitaria di Pisa ha cercato di riportare all’attenzione della cittadinanza il problema: ha avuto dagli organi competenti solo risposte vaghe, non impegnative e spesso contraddittorie. Vediamo le questioni sul tappeto.

La Biblioteca: una ricchezza per Pisa. La Biblioteca Universitaria di Pisa ha buone ragioni per essere considerata la seconda biblioteca toscana dopo la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Si tratta di un luogo altamente qualificante per l’Università e per la città tutta: la sola disponibilità delle riviste correnti, in formato cartaceo ed elettronico, permette a chi voglia fare ricerche aggiornate e competitive di soddisfare le più svariate esigenze; il fondo locale – la cosiddetta Sezione Toscana – è l’unico che possa documentare con completezza quanto avvenuto nel corso dell’ultimo secolo a Pisa e nella sua provincia; il fondo antico nasce da una costola della già citata Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e in esso vi si conservano esemplari unici o di estrema rarità, a partire dal nucleo librario, che non ha pari al mondo, dedicato al Gioco del Ponte pisano. Spesso si dimentica come, grazie alle pubblicazioni pervenute per deposito legale, la Biblioteca Universitaria sia l’unico istituto pisano a possedere tutto ciò che viene pubblicato nella provincia di Pisa: le annate complete de Il Tirreno o de La Nazione, per dirne una, o le pubblicazioni di case editrici che hanno fatto la storia di Pisa quali la storica Nistri Lischi, o le più recenti ETS e Il Campano. La Biblioteca Comunale di Pisa, sita attualmente presso il centro di San Michele degli Scalzi, non dispone di tutta questa documentazione: non si tratta di recriminare, ma solamente di sottolineare la specificità dell’Universitaria nel confronto con altri istituti. La Biblioteca Universitaria rappresenta una memoria storica insostituibile per la città di Pisa.

Questa memoria si può perdere senza una distruzione fisica dei libri, che non è, ci auguriamo, nei programmi di nessuno (ma s’è detto che non vi sono espliciti impegni in questo senso). A voler ascoltare una voce insistente, qualcuno vorrebbe che il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MIBACT) cedesse la Biblioteca al Ministero dell’Università e della Ricerca (MIUR), cioè all’Università di Pisa: è un’ipotesi sulla quale conviene riflettere. Anzitutto, l’Università può permettersi una simile spesa? Il caso della Biblioteca Universitaria di Bologna, unica in Italia che sia passata sotto la direzione dell’Università, non ha tratto grandi guadagni da un simile cambio: anzi! Può dunque l’Università di Pisa garantire i servizi necessari al funzionamento della Biblioteca, alla conservazione dei documenti e delle serie più delicati, alla doverosa valorizzazione dei fondi più preziosi? Si tratta di funzioni per le quali il Servizio Bibliotecario di Ateneo, pur meritorio, non ha alcuna struttura né esperienza. Come sarà inquadrato il personale della biblioteca nel ruolo universitario? Su questo scoglio è incagliata la vicenda della Universitaria bolognese, che da tredici anni conosce solo pensionamenti e nessuna risorsa, con la conseguente limitazione dei servizi. Qualcuno ha idea di come verrà gestito il Palazzo della Sapienza, centrale nell’urbanistica e nella storia di Pisa? Il Rettore ha dichiarato più volte che una parte rappresentativa (e non vorremmo significasse ‘di rappresentanza’) della Biblioteca resterà in Sapienza; ma ha frettolosamente sgombrato la parte dell’edificio da lui dipendente, e ora la sede della Biblioteca Giuridica è ufficialmente in Via Volta e i libri per la massima parte in deposito.

Cultura e figuracce. La città di Pisa si è candidata a Capitale europea della cultura per il 2019: ma alla prima selezione è stata eliminata. Ci saranno stati vari motivi. Ma come può una città che si candida a capitale della cultura non avere una biblioteca adeguata? Una biblioteca, cioè, che sappia parlare a tutte le fasce cittadine – che, nel caso di Pisa, significa cittadini, allievi delle scuole superiori, docenti universitari, studenti, studiosi? Due altre città, al pari di Pisa, si sono candidate a capitali europee per la cultura del 2019 e, a differenza di Pisa, hanno passato la prima selezione: la città di Siena ha una splendida biblioteca, quella degli Intronati, che tiene con il massimo riguardo, e la città di Ravenna, che ha subito effettivi danni a seguito delle scosse di terremoto del maggio 2012, ha effettuato lavori di verifica strutturale sugli edifici di quel gioiello che è la Biblioteca Classense e ha riaperto le proprie porte dopo 3 (tre) mesi. In entrambe le città, va detto, le biblioteche hanno il ruolo di conservare gli splendidi tesori della cultura locale (e peraltro di rilevo mondiale), ma anche quello di fornire al lettore comune l’ultimo best seller: ruoli che non rientrano tra i compiti di un servizio bibliotecario dell’Università

Da ogni parte del mondo sono arrivate, tramite le petizioni nate a ridosso della chiusura della Sapienza, lettere di sostegno: tra queste, anche quelle di alcuni europarlamentari di stanza a Bruxelles, tra i quali figura Gianni Vattimo, intellettuale di alto profilo che ben rappresenta l’Italia al parlamento europeo. A Bruxelles, insomma, è noto cosa è successo a Pisa nel maggio 2012, e c’è da pensare che la faccenda della Sapienza possa aver pesato nell’eliminazione di Pisa dalla rosa dei candidati: a tutti sarà dunque immediatamente chiaro quale danno, anche economico, è venuto da una tale eliminazione. Ora si tenta di rimediare instaurando una collaborazione con le finaliste: vada come deve andare. Ma la nostra città che – si sostiene – vuol mettere la cultura al primo posto, dovrà concorrere con l’handicap di una biblioteca chiusa non si sa bene perché.

Danni economici. A voler seguire tutte le tappe di questa vicenda scorrendo i giornali, si rimane una volta di più costernati dall’aspetto grottesco di alcune dichiarazioni. Bisognerebbe fare prima o poi una storia di tutti i comunicati relativi alla sospirata perizia, prima da presentare entro dieci giorni dalla chiusura del palazzo (così il 29 maggio 2012); poi, secondo le parole del Rettore, pronta prima dell’estate 2013 (15 maggio 2013); poi, stando ad altre voci, entro la fine di ottobre 2013 o al massimo entro la prima metà di novembre (18 ottobre 2013); ora – la notizia è dello scorso 26 novembre 2013 –, dovrebbe essere divulgata ai primi di dicembre. Arriverà mai questa perizia? Non per altro, se non perché, in tutta questa bagarre, si tende a mettere in secondo piano un problema che è in realtà centrale: quello economico. A più riprese si è letto dei danni consistenti subiti dai negozi che afferiscono (o afferivano) a piazza Dante e al quadrilatero della Sapienza: uno per tutti, la storica cartoleria Toncelli sta chiudendo, tra l’altro, anche a seguito dello sbarramento della Sapienza. I danni legati a tale chiusura sono ingenti, e i negozianti di piazza Dante potrebbero argomentare con dovizia di dettaglio quali siano stati affrontati negli ultimi mesi. C’è, a ben vedere, un altro tipo di problema economico, di cui si parla di rado: si vuol trovare nel “peso dei libri” della Biblioteca il responsabile di tutti questi problemi. Ma quanto costa spostare tutti i libri in altra sede, come qualcuno voleva proporre? Chi paga tutto ciò? O meglio, chi pagherà tutto ciò? Perché con le tasche degli altri tutto diventa più facile: pagheranno senz’altro le prossime amministrazioni, pagheranno soprattutto i cittadini. Ma quanto costerà, dopo i lavori di verifica, rimettere tutto a nuovo? Chi affronterà tutte le spese per far ritornare la situazione a quella precedente al maggio 2012? Chi ripristinerà gli indotti che gravitavano attorno a Piazza Dante? E, soprattutto, con quale tempistica?

Insomma: nulla è noto ancora dell’entità dei danni provocati dal terremoto del maggio 2012 all’edificio della Sapienza: una perizia accurata è certo opportuna, ma non si può nonnotare l’enorme ritardo con cui si svolge. Di fatto nessuno sa – e nessuno sente il dovere di spiegare – cosa stia succedendo dentro le mura della Sapienza: che tipo di verifiche strutturali si stiano compiendo, quali siano gli effettivi pericoli, dove siano situate le criticità strutturali di cui ci si lamenta. Da tempo l’Associazione degli Amici della Biblioteca Universitaria di Pisa sollecita un’assemblea pubblica in cui le autorità cittadine e il Rettore dell’Università di Pisa, proprietario dell’immobile, presentino un quadro della situazione e il piano dei lavori attualmente in corso. Ad oggi, nessuna risposta. A un anno e mezzo dalla chiusura, la domanda è ancora attuale: quando sarà possibile avviare un confronto pubblico tra la cittadinanza, l’Università e le autorità cittadine e sapere cosa è successo e cosa sta succedendo in Sapienza? Quando si sapranno i risultati della perizia sull’edificio della Sapienza? Chi dovrà, alla fine, pagare i conti con questa incresciosa vicenda di fronte alla quale nessuno sembra voler impegnarsi?

E come non bastasse, giunge ora la recente notizia di incontri notturni e di spaccio di stupefacenti all’interno della Sapienza: fatti di cui, a ben vedere, si sussurrava in città già da un po’. E si tratta, si noti, di persone entrate con le chiavi: la guardia giurata è stata attivata solo da un paio di settimane. Cosa è successo dentro alla Sapienza? E sia lecito dirlo, quali responsabilità avrà l’attuale proprietario dell’immobile di fronte a eventuali danni e a eventuali perdite?

Chiara Frugoni

Andrea Bocchi

Eliana Carrara

Carlo Alberto Girotto

Anna Siekiera

(Associazione degli Amici della Biblioteca Universitaria di Pisa)

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