Poco fa, arrivando in via Asiago, un trasportatore scaricava pacchi gridando all'altro: "Quando me moro nun me rimpiange nessuno". Scherzava, certo. Eppure quel "non mi rimpiange nessuno", unito alla fresca lettura dell'intervista di Ezio Mauro ad Adriana Faranda, mi ha fatto tornare in mente un ricordo seppellito nella memoria. Era l'estate del 1992, mia figlia era nata da un mese e mezzo, uscita dall'ospedale da una quindicina di giorni. Una neonata prematura, sia pure sanissima, ti fa vivere in uno stato d'ansia perenne: non sai mai se fai la cosa giusta, non sai come interpretare un vagito, un movimento, un pianto.

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