In questi giorni mi capita spesso di pensare ai giganteschi passi indietro che stiamo compiendo: sono soprattutto le parole a evidenziarlo, perché (e non dico naturalmente nulla di nuovo) il tappo è saltato, e la confusione tra presunta libertà e patologia (sì, patologia) è massima. Vecchi discorsi. Il "possodirequellochevogliodunquelodico" è la costante, e la conseguenza è che se si prova a ribadire che il porsi dei filtri è quello che ci ha permesso di essere comunità dalla notte dei tempi scatta la solita, noiosissima accusa di essere censori.

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