Complice il film Mia madre di Nanni Moretti, serpeggia una polemica nei confronti dell'"orfanismo sessantenne". Intendesi con il medesimo l'incapacità di chi, giunto alla soglia dei sessanta, e dunque della vecchiaia, non si rassegna alla scomparsa di chi l'ha messo al mondo, ne soffre, e racconta quella sofferenza. Scrive la sempre brillante (e realmente bravissima) Mariarosa Mancuso su Il Foglio di sabato scorso:

"La mamma è la mamma, perderla addolora, ma a sessant'anni forse la scomparsa andrebbe messa in conto, altro sarebbe restare orfani quando la parola ha un senso.

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