Mi piacerebbe tanto che nel raccontare Revivaldi Stephen King, da pochi giorni in libreria nella traduzione (bella assai) di Giovanni Arduino (sì, è il mio socio in libri, ma non ho alcuna voglia di autocensurarmi: non fosse stata bella, non l’avrei scritto, e punto), non si indulgesse nel solito corredo di “re dell’orrore”, “paura”, “scrittura demoniaca”. Mi piacerebbe, per esempio, che si partisse dal parallelo con un altro libro, quello sì demoniaco, Lampi di Jean Echenoz, dove si narra la storia di Nikola Tesla e di quanto di fascinoso, proibito, magico, c’è - o per meglio dire c’era - nell’elettricità, Frankenstein a parte.

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