Non mi appassiona, e credo  di non essere sola, la cronaca quotidiana sul prossimo presidente della Repubblica: perché appare evidente che gli ingenui come me, cui capita di confidare nella scelta di una personalità nobile e fuori dai giochi, sono destinati in questi giorni a sentirsi ancor peggio che ingenui. Stupidi. Polli. Perché è altrettanto ovvio (ma così ovvio che quasi mi vergogno a scriverlo) che la scelta è frutto di balletti incrociati, raffinatissime mosse da giocatori di Stratego e, per farla breve, della vecchia politica democristiana, da cui il candidato numero uno proviene.

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