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- Categoria: Loredana Lipperini
- Pubblicato: 28 Marzo 2014
Cose che cambiano. Nel 2010 il re degli agenti letterari, Sua Sciacallità (il soprannome del nostro è The Jackall) Andrew Wylie, chiuse un accordo con Amazon per distribuire in ebook i suoi autori e i loro testi già pubblicati in cartaceo. Non fu una gran mossa, perché di fatto veniva snaturata la figura stessa dell’agente e il suo mandato di porsi come intermediario fra autore e editore: in quel caso, come gli venne rimproverato, Wylie divenne di fatto concorrente degli editori che pubblicavano ebook. L’avventura però durò poco, come ricorda Wylie stesso in questaintervista:
“Ho speso nove mesi a parlare con l’industria editoriale riguardo al fatto che le royalties del digitale dovessero essere più vicine al 50 per cento che al 25. E non ho ottenuto niente.”
Per questo ha lanciato Odissey Editions?
“Era una specie di operazione segreta. Ma Random House ci ha tagliati fuori”.
È rimasto sorpreso?
“Certo, completamente sorpreso. Avrei dovuto prevederlo, ma non l’ho fatto. Avrei potuto finire definitivamente fuori dai giochi. Se un agente letterario non può lavorare con Random House, è difficile lavorare”.
Lei ha chiamato Odissey “un piccolo progetto che fa molto rumore”.
“Ha fatto rumore. Abbiamo realizzato venti libri”.
Quindi, adesso, come agenzia qual è la sua prossima mossa?
“Invece di essere piccoli e confortevoli come un centro massaggi, dobbiamo espanderci all’infinito come una biblioteca borgesiana. Lo scopo è quello di mantenere la stessa qualità di servizi per un numero sempre crescente di autori. Non abbiamo bisogno di diversificare. Per noi e per i nostri clienti è meglio consolidare la leadership che deteniamo nel nostro settore”.
L’esperimento di Wylie, però, rimbalza, con varianti e quattro anni dopo, anche in Italia. Già da qualche settimana Grandi&Associati ha lanciato Indies. In pratica, come si spiega qui:
” Ad alcuni di coloro che ci chiedevano una lettura professionale, una revisione, un editing, una consulenza commerciale o di marketing, un servizio di comunicazione o di ufficio stampa, il digitale, l’ebook, ha offerto una possibilità di servizio in più: l’autopubblicazione assistita da un’agenzia, agenzia competente, crediamo. Del resto un elemento di radicale differenza con un editore sta nel fatto che l’autore non cede a noi i diritti di pubblicazione, né digitali né cartacei, ma li mantiene a sé”.
Però a lanciare la collana sono stati chiamati alcuni degli autori già rappresentati e pubblicati da Grandi&Associati, come Beppe Tosco. E qui ci sono gli altri titoli. Non solo. Sembra imminente la discesa in campo di un altro agente italiano in un ambito che è molto vicino al self publishing assistito, che è, come si sa, il miraggio anche di diversi editori. L’autore in cerca di pubblicazione diventa dunque la nuova possibilità di investimento e guadagno o semplicemente di esistenza in vita per i mediatori (si tratti di editori o agenti o agenzie di editing consolidate o improvvisate)? Le risposte soffiano, come sempre, nel vento. Però una delle affermazioni di Wylie andrebbe meditata. Questa:
“Il vero problema è che a partire dagli anni ’80 l’industria editoriale s’è fatta guidare dal reparto vendite. E oggi ogni strategia viene impostata come se si dovessero vendere detersivi. Ma non è così. I libri sono un prodotto particolare. Un po’ come la moda. Sono rivolti a persone che hanno un certo livello di educazione e che leggono. Non ci sono molte persone che leggono. La maggior parte della gente se ne va in giro e litiga e cerca di fare dei soldi. Noi vendiamo libri. È un settore che ha dei limiti naturali. L’editoria non deve essere necessariamente supermarkettizzata”.
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