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- Categoria: Ricciocornoschiattoso
- Pubblicato: 15 Febbraio 2014
Oh, gente, venite qui che c’è il giullare! Giullare son io, che salta e piroetta e che vi fa ridere, che prende in giro i potenti e vi fa vedere come sono tronfi e gonfi i palloni che vanno in giro a far guerre dove noi siamo gli scannati, e ve li faccio sfigurare, gli tolgo il tappo e … pffs… si sgonfiano. Venite qui che è l’ora e il luogo che io faccia da pagliaccio, che vi insegni. Faccio il saltino, faccio la cantatina, faccio i giochetti! Guarda la lingua come gira! Sembra un coltello, cerca di ricordartelo.
(Mistero Buffo, Dario Fo)
Oggi ho sentito il bisogno di riprendere in mano “Mistero Buffo”, a casa ho una vecchia edizione Einaudi del 1997, e sono andata a cercare nell’introduzione cosa scriveva Dario Fo del concetto e della storia della satira:
“… perché ridere di cose tanto serie. E’ proprio il popolo che ce l’ha insegnato: ricordiamo, a proposito del popolo, quello che Mao Tze-tung dice a proposito della satira. Egli dice che la satira è l’arma più efficace che il popolo ha avuto tra le mani per far capire a se stesso, dentro la propria cultura, quelle che sono tutte le storture e le prevaricazioni dei padroni.”
Sempre nell’introduzione, Fo cita anche uno dei primi testi del teatro comico-grottesco italiano: “Rosa fresca aulentissima” di Cielo d’Alcamo.
Si sofferma su questi versi:
«Che ’l nostro amore ajúngasi, non boglio m’atalenti:se ci ti trova pàremo cogli altri miei parenti,guarda non t’ar[i]golgano questi forti cor[r]enti.Como ti seppe bona la venuta,consiglio che ti guardi a la partuta».
«Se i tuoi parenti trova[n]mi, e che mi pozzon fare?Una difensa mèt[t]onci di dumili’ agostari:non mi toc[c]ara pàdreto per quanto avere ha ’n[Bari.Viva lo 'mperadore, graz[i'] a Deo!Intendi, bella, quel che ti dico eo?»
Cito, dalla mia edizione, sempre dalla mia edizione:
… la ragazza profondamente si scandalizza e lo minaccia: “Senti, se tu ti provi soltanto a farmi violenza, io mi metto a urlare, arrivano i miei parenti e ti ammazzeranno di legnate!” E il ragazzo risponde sbruffone (non dobbiamo dimenticare che sta recitando il personaggio del ricco aristocratico) :”se i tuoi parenti trovanmi che ti ho appena violentata o ti sto facendo violenza, e che mi possono fare? Una defensa mettoci di dumili’ agostari”. … E che cos’è questa defensa? Fa parte di un gruppo di leggi promulgate a vantaggio dei nobili, dei ricchi, … Così un ricco poteva violentare tranquillamente una ragazza; bastava che nel momento in cui il marito o i parenti scoprivano la cosa, il violentatore estraesse duemila augustari(la moneta di Federico II di Svevia, che all’epoca governava la Sicilia), li stendesse vicino al corpo della ragazza violentata, alzasse le braccia e declamasse “Viva lo ‘mperatore, grazi’a Deo!”. Questo era sufficiente a salvarlo. … Infatti chi toccava l’altolocato che aveva pagato la defensa veniva immediatamente impiccato, sul posto, o un po’ più in là.
Interessante, direte voi. E forse vi chiederete da cosa è nato il desiderio di versi duecenteschi.
Ieri era San Valentino e grande successo ha riscosso in rete questo video:
Con 180 secondi di comicità a tema superano su YouTube le 270.000 visualizzazioni e i 3.000 pollici in su. Nell’arco di 4 soli giorni, partendo con la loro pagina Facebook totalmente da zero. Il primo video della nuova web series diventa subito virale e supera persino le più ottimistiche previsioni dei fautori…
Questo video piace a tutti, sapete perché? Perché il messaggio che vuole veicolare è tanto chiaro quanto universale. Si parte dal trend di San Valentino per stigmatizzare dei comportamenti stereotipati quanto lo è la festività amorosa.
Piace a tanti, forse, ma a tutti proprio no. A me, no.
E non perché, come sentenziano i commentatori su You tube, non è un video adatto a chi manca di autoironia, ma perché fra i commenti c’era anche questo:
Più o meno dopo un minuto e 15 secondi, la donna del video accenna al tema della violenza di genere, e parla “di quella volta che mi hai picchiato”. Lui: “E quand’è che t’avrei picchiato?”
Ovviamente non l’ha picchiata, era uno scherzo. Il messaggio è tanto chiaro quanto universale: le donne si inventano di aver subito violenza.
Infatti altri commentano:
Eh, no. Questo video non è “un documentario sulle donne”, perché le donne vengono picchiate davvero – come ci conferma il primo commento che vi ho riportato – e se vengono picchiate c’è una buona ragione: devono “imparare a stare calme”.
Neanche una settimana fa c’è stata la fiaccolata per Chiara. Sarà per questo che non mi è venuto da ridere?
Se questo video ci racconta di donne irragionevolmente gelose, la storia di Chiara ci racconta un’altra verità:
“…ho trovato sul suo cellulare i messaggi di un altro ragazzo. A quel punto non ci ho più visto e l’ho massacrata di botte”. Maurizio Falcioni, operaio romano di 35 anni, non si pente di quello che ha fatto e con un atteggiamento sprezzante si rivolge ai giudici che lo stanno interrogando.
Racconta il padre:
Il giorno prima della tragedia, Chiara mi aveva telefonato: “Papà, vienimi a prendere, L’ho lasciato. Fai presto”. Mi sono precipitato, finalmente potevo riportarla a casa, ma mi sono illuso troppo in fretta. Maurizio l’aveva riportata in casa, chiudendo porte e finestre. Il telefono di Chiara squillava, ma le veniva impedito di rispondere. Il giorno dopo, di mattina, mia figlia ha chiamato mia moglie per chiedere aiuto. Ma quel mostro le ha strappato di mano il telefono. Abbiamo riprovato a telefonare, ma era spento. La sera, poi, verso le 19 la tragedia…
Ed ecco come è andata:
L’HA SFIGURATA ORRIBILMENTE Non contento, mentre lei era esanime sul pavimento, l’ha sbattuta contro il muro ripetutamente. Quindi, quand’era ormai sfigurata, il muratore ha chiesto aiuto ai vicini dicendo che la ragazza era caduta. I soccorritori sull’ambulanza l’hanno sentito dire: «Di’ che sei caduta, hai capito? Sei caduta e hai battuto la testa»
Si, mentono le donne, mentono spesso: sono caduta, ho sbattuto la testa.
Oppure dicono la verità, e magari non vengono credute, perché nell’immaginario collettivo la donna è pazza e bugiarda.
La satira denuncia le storture, dovrebbe farci prendere coscienza delle prevaricazioni, scriveva Dario Fo.
Quando invece le favorisce, quando alimenta la cultura delle “false accuse“, la cultura del “tiriamole una bella sprangata” – come fa questo video – a me non fa ridere.
Non avrò il senso dell’umorismo, che vi devo dire…
Però vi consiglio questo video:
E concludo: si, si può ridere di “cose tanto serie” come la violenza contro le donne. A volte è divertente solo per gli uomini, a volte lo è anche per le donne. Decidete voi chi sono “i potenti”.
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