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- Pubblicato: 20 Giugno 2012
Uno strumento per fare rete fra donne, e con gli uomini in pace con le donne, nell'interesse di tutti
Per i nostri diritti, e per il bene di tutti, è il momento di unirci, cercando l’amicizia e il sostegno degli uomini che non sentono il bisogno di schiacciare le donne, per tentare un cambio di paradigma.
La guerra, la povertà e la distruzione ambientale non sono ineluttabili. Ma ciò che perpetua la distruzione come costante ininterrotta della storia umana si fonda su profonde radici:
• la crudeltà nell’educazione dei bambini,
• il nazionalismo, il razzismo e il fanatismo che fomentano l’odio fra i popoli,
• la visione predatoria nei confronti della natura e degli animali,
• la divisione dell’umanità in due categorie contrapposte, una delle quali (noi, le donne!) viene rappresentata come una sorta di sottocategoria della prima.
Si tratta di retaggi non casuali, che fondano ogni soluzione dei problemi sulla violenza e sulla sopraffazione: e, facendo questo, alimentano la divisione fra gli esseri umani e ogni genere di conflitti, là dove l’odio (anche quando sembra opporsi ai più forti!) rafforza e perpetua il dominio dei pochi sui molti, e il loro profitto.
Noi siamo un solo organismo: elementi solo apparentemente separati. Considerare accettabile la guerra fra popoli non è meno assurdo che considerare utile, in un organismo umano, la guerra del fegato contro i polmoni, o dei reni contro il cuore.
E, in particolare, il conflitto indotto fra i sessi è la più micidiale fra le armi delle dittature, perché porta la guerra alla base stessa della convivenza umana, al cuore degli affetti, minando all’origine ogni capacità di sentirsi uno.
Questo giova al meccanismo del profitto privato ai danni della comunità, eternamente sostenuto da un'ingiustizia sociale che si fonda su oligarchie, sistemi iniqui, affari sporchi, poteri mafiosi, informazione non veritiera, propagande e dittature.
Per questo sistema, il bene comune delle persone e dei popoli rappresenta un grave pericolo: perché è sinonimo di trasparenza, partecipazione sociale, democrazia, equità. E come tale si frappone diametralmente al consolidato sistema delle oligarchie e dei suoi affari mafiosi.
Un pericolo da cui il potere si difende da sempre usando proprio le donne come arma di massa. Lo strumento che più sostiene tutto questo insieme, infatti, è, ovunque e da sempre, l’antagonismo fra i sessi, eternamente alimentato dalla misoginia. «Una gli dèi fecero dalla terra, e la diedero all’uomo: minorata, non ha idee né di bene né di male. Una cosa la sa: mangiare. E basta. Se Dio manda un dannato inverno, trema di freddo ma lo sgabello al fuoco non accosta. Il più grande male che Dio fece è questo: le donne. A qualcosa par che servano, ma per chi le possiede sono un guaio» (Simonide, IV sec. A.C.).
La misoginia viene nutrita da retaggi tramandati ma anche da un’istigazione costante all’oltraggio del femminile, al disprezzo più o meno velato, oppure alla paura e alla diffidenza verso le donne. Questo, a sua volta, crea rancore femminile contro il “maschile”.
Sul piano pratico, poi, il conflitto fra i sessi è sapientemente alimentato da 3 fenomeni sociali estremamente diffusi, ancora oggi imposti per legge in molti luoghi, e statisticamente presenti anche dove non ammessi per legge:
1. la negazione dei diritti femminili
2. l’esclusione delle donne dalle posizioni decisionali
3. la violenza di genere nelle sue infinite forme.
Il sessismo (con la violenza sessista che ne deriva), lungi dall’essere un fatto privato e istintivo, è il dettato su cui si fonda il Diritto Greco e poi quello Romano derivato (G. Duby): una distorsione attentamente fomentata in quanto protegge il potere, da sempre, contro i rischi di una vera democrazia.
Lo strumento più collaudato con cui i Governi tengono a bada i popoli è la supremazia sessuale offerta al maschio dalle società patriarcali. Alla metà maschile della popolazione vessata viene da sempre gettata in pasto una contropartita: noi, le donne. Una sotto-umanità su cui ogni uomo è invitato a essere sovrano, ai più diversi livelli, per non essere efficace come oppositore. Padrone in casa propria, secondo la più antica e universale delle regole di un'umanità lacerata, divisa a metà: «Possediamo le cortigiane per il piacere, le serve per le cure quotidiane, le mogli per darci figli legittimi ed essere le custodi fedeli delle nostre case». (Pseudo-Demostene, IV sec. A.C.)
E se ottiene questo regno privato, che gli importa della democrazia? che gli importa di dove va il mondo, verso che burroni sta precipitando?
Per questo sostenere la condizione delle donne è anche il modo più efficace di sostenere l’intera l’umanità e di condurla a comprendere che siamo UNO: un solo organismo che deve espellere da sé i parassiti e il loro dettato predatorio. E questa è precisamente la ragione per cui la parità fra i sessi viene ferocemente combattuta.
Riguardo alla condizione femminile: senza combattere strenuamente, le donne che nel mondo sono vessate in mille modi non otterranno sollievo. Se non li difendiamo, i diritti conquistati ci verranno tolti. Non facciamoci illudere dalle conquiste che, solo negli ultimi decenni, in molti Paesi hanno intaccato il modello millenario della schiavitù femminile, conducendo a parità legislative.
Ma c’è di più: il mondo è alla frutta e la possibilità di un riscatto è in grandissima parte in mano alle donne, e agli uomini che credono nella parità di genere. E' quest'alleanza che potrà davvero condurre al cambio di paradigma di cui abbiamo bisogno... ed è (anche) per dare un contributo in questa direzione che nasce questa rete.
Vedi anche: a new womanism - an international message