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- Categoria: nonviolenza sulle donne
- Pubblicato: 13 Ottobre 2013
Inutili i continui appelli nazionali ed internazionali alla rappresentazione non umiliante dell’immagine della donna sui media. Il pezzo di carne “tira” e i quotidiani on line si mettono in concorrenza con i siti porno e con la peggiore pubblicità sessista ma il risultato è anche più disastroso di quello del carrozziere di provincia pubblicizzato da un sedere femminile perché articoli che denunciano forme di violenza sulle donne non dovrebbero essere mai corredati da foto del genere: Questa la foto di Padovaoggi.it
Questa la foto de Il Gazzettino.it ed è quella piaciuta di più, evidentemente, perché è la stessa utilizzata su Leggo.it,
Solo IlmattinodiPadova.it e l’interno di tgcom24 optano per la solita immagine di repertorio di un’auto della Polizia che poco c’entra con questa vicenda che non ha visto arresti né interventi d’urgenza. Il sito di Tgcom24 fa di più: nella home utilizza la prima foto che vedete elencata e fa anche del palese sarcasmo sulla vicenda. Questa ragazza sarebbe stata “diversamente molestata”, come dire in pieno quotidiano che la ragazza non è stata molestata, che la richiesta di essere filmata mentre si cambiava d’abito ed indossava perizoma comprati per lei dal datore di lavoro rientra nelle normali mansioni di ogni lavoratrice e lavoratore, nel pieno rispetto della sua dignità. Questo il trattamento che ricevono abitualmente le notizie di violenza sulle donne. Che si tratti di molestie o che si tratti di femicidio, il rispetto non è contemplato. L’obiettivo è trasmettere l’idea che la donna sia querula e ridicola e debba silenziosamente piegarsi al suo ruolo di oggetto sessuale. Non bastava nemmeno l’usuale corredo di commenti sessisti e razzisti di lettori che si sentono spiritosi o dei soliti attivisti mascolinisti ancora in azione. Comprendendo anche che il livello culturale del lettore medio si è abbassato, non mi pare ugualmente che le parole “abiti succinti” necessitino di relativa foto illustrativa, talvolta addirittura accompagnata da didascalia perché sotto un paio di cosce o delle natiche ci possa essere mai qualcuno che si chieda cos’è quella roba che vede. Perché le notizie di molestie e violenze sulle donne sono riportate in modo da sollevare la morbosità del lettore, se non addirittura preventivamente ridicolizzate? Non basta il corredo di attrici, soubrettes e vallette in topless e fotografate al mare nelle pose più umilianti presente su ogni edizione digitale nella quasi totalità dei quotidiani ad assicurare la dose quotidiana di sessismo, misoginia ed introiti pubblicitari? Ma il punto più basso di questa squallida abitudine si è raggiunto con la notizia di una donna con gravi problemi psichiatrici abbandonata nuda ed indifesa, in preda al delirio, da un fratello esasperato. Una notizia tragica e invece è stata “illustrata” in questo modo: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=541954462526925&set=a.177743385614703.52099.114603571928685&type=1&theaterCome se di una donna con una gravissima malattia mentale la nudità richiamasse alla mente l’utilizzo del suo corpo a scopo sessuale, l’utilizzo che si fa delle prostitute, aggiungendo dramma a dramma. E ad aggiungere ulteriormente altra gravità alla condizione delle donne in Italia, rappresentata così miserevolmente dai media nazionali, c’è il fatto che ben poche persone notano la distonia e l’ipersessualizzazione fuori luogo del corpo femminile, anche dell’idea del corpo di una donna disperata e malata. E allora perché stupirsi della notizia di una donna che, disperata, va a suicidarsi in un campo, lontano dal figlio, ma viene solo stordita dai farmaci e, soccorsa, è rinvenuta con i segni di uno stupro? Cosa c’è da stupirsi se nemmeno i quotidiani italiani hanno rispetto per i drammi delle donne e li rappresentano sotto una luce boccaccesca? Cosa avviene, invece, per notizie che riguardano uomini che vagano nudi? Questo è Padovaoggi.it. Vi sembra di vedere natiche maschili? E questo è Il Mattino di Padova. Niente foto illustrative di cosce o sederi maschili. Gli uomini (e per fortuna, perché chi combatte contro l’oggettificazione sessuale delle donne combatte contro l’oggettificazione sessuale anche degli altri esseri umani) non sono oggetti sessuali. Solo alle donne è assegnato questo ruolo e solo in Italia questo ruolo non riusciamo a scrollarcelo di dosso nemmeno nei momenti tragici della nostra vita, nemmeno laddove si parla di casi di discriminazione e abuso alimentati proprio da questa estrema e malata erotizzazione sistematica del corpo femminile.
UPDATE: Anche su blitzquotidiano.it si sono accorti della notizia e non hanno voluto essere da meno. Ci informano anche che quella in foto sarebbe una effettiva segretaria, così, tanto per generare un’altra leggenda urbana misogina.
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