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Alcuni giorni fa è arrivato un commento a cui ho deciso di dedicare un post. Perché? Perché di Stasera mi butto ha colto soprattutto, in poche parole, il lungo e faticoso lavoro di scavo psicologico che ho fatto sui personaggi. Un lavoro che per me è stato (e resta) importante. E perché per fortuna in Italia ci sono lettori come Giulio, che scrivono meglio degli scrittori (in questo caso io) che leggono. Dice Giulio:

La forza del libro è la sua debolezza. Quando l’ho letto mi son detto questo non è un romanzo transmediale è una enciclopedia di emozioni, un vocabolario del vissuto, un florilegio di sedute di psicoterapia.

Stasera mi butto è un libro difficile, non per la scrittura o per la trama ma per la profondità che racchiude. È un romanzo artesiano, un viatico di speleologia delle emozioni. Per entrarci dentro bisogna avere la meraviglia di un bambino o la competenza di un intellettuale di vera avanguardia (non di quelli contemporanei che recuperano il passato trasformandolo in futuro). Il futuro è il presente. Stasera mi butto è un esperienza di lettura, un tuffo nell’intimità del non detto, è un nascondiglio di paure e di emozioni celate.

Stasera mi butto andrebbe letto la sera a tutti i bambini prima di andare a letto, andrebbe letto a scuola a voce alta, andrebbe letto in chiesa durante l’omelia della domenica. Sapete perché? Perché è un libro coraggioso e noi abbiamo perso il coraggio. È coraggioso perché azzarda: sulla scrittura, sulle emozioni, sul plot, sulla lingua, sui personaggi. È coraggioso perché è vero. È coraggioso perché è profondo e difficile (ma di una difficoltà diversa, una difficoltà delle emozioni). È coraggioso perché non è go to market. È coraggioso perché non è quello che sembra.

Archiviato in:scrittura Tagged: romanzo, scrittura, Stasera mi butto

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