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Dicevo l’altro giorno della sempre maggiore aleatorietà, negli ultimi anni, della politica italiana, da un lato, e del suo elettorato dall’altro. Un’aleatorietà che i sondaggi fanno fatica a inseguire, ad anticipare. Aggiungo oggi una considerazione sulla cosiddetta “incognita” del Movimento 5 Stelle, come i media hanno più volte etichettato lo spiazzamento che questa formazione politica ha creato nei giornalisti, analisti, studiosi, sondaggisti che l’anno scorso non sono riusciti a prevederne il successo.

Hanno imparato la lezione i giornalisti-analisti-studiosi-sondaggisti? Alcuni sì per fortuna. Credo però che l‘incognita M5S resti tale ancora oggi, per due semplici ragioni che i più tendono a trascurare:

  1. molti di coloro che votano M5S lo decidono all’ultimo, ancora più all’ultimo degli elettori degli altri partiti, il che vuol dire non solo nell’ultima settimana, ma nell’ultimo giorno o addirittura all’ultimo minuto dentro la cabina elettorale: hanno fatto così nel 2013 e altrettanto faranno nel 2014, cambiando spesso idea (voto M5S? non voto? voto il partito yx?) da oggi alle elezioni;
  2. molti di coloro che sono già ora convinti di votare M5S si guardano bene dal dirlo. Non lo dicono forse nemmeno al/la migliore amico/a, per svariati motivi: perché si vergognano (come fai a votare uno che dice parolacce?), perché non vogliono sembrare bandieruole (come fai a votare M5S, tu che hai sempre votato xy?), perché non vogliono scatenare litigi e discussioni (nulla accende più gli animi, oggi, della contrapposizione fra elettori M5S e di qualunque altro partito). E se votano M5S per protesta, non lo dicono a maggior ragione, perché protestare implica (anche) essere sfuggenti, imprevedibili, cercare di sottrarsi al controllo altrui.

Ma se un elettore/una elettrice 5 Stelle non dice di esserlo neanche alla sua mamma, come possiamo immaginare che risponda al sondaggista di turno? Dirà che vota il partito xy anche se non è vero, per rendere inattendibile il sondaggio alzando la percentuale di quel partito, ma poi voterà 5 Stelle (tiè). Come si fa a prevedere le mosse di un elettorato così volatile? Neanche il migliore sondaggio ci riesce. E l’incognita resta incognita.

Questo articolo è uscito oggi anche sul Fatto Quotidiano.

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