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Abbiamo assistito, ieri, a una conferenza stampa innovativa per la comunicazione politica italiana, per diversi motivi, fra cui annovero la densità degli annunci (quanta roba!) e la rapidità con cui Renzi li ha snocciolati (è veloce, non c’è dubbio). Ma la novità che ha fatto fare ooohh a tutti sono state ovviamente le slide e lo split screen (erano lì apposta). Vediamone pregi e difetti:

Pregi

  1. Proiettare i concetti principali che un oratore enuncia in forma di titoli, testi e immagini aiuta il pubblico a focalizzare l’attenzione sui punti in cui l’oratore vuole che sia focalizzata e a ricordare ciò che vuole sia ricordato. Ecco perché nei corsi di public speaking si insegna ad accompagnare il discorso prioettando slide (che siano in PowerPoint o altro, poco importa).
  2. Non è la prima volta che un Presidente del consiglio mostra testi e immagini in una conferenza stampa (l’ha fatto Berlusconi, l’ha fatto pure Monti), ma è la prima volta che lo fa in quel modo: tante slide, tanti colori, tante parole e immagini-metafora (la katana, il pesciolino rosso, il corridore allo start, i due pittori sul muro, l’ombrello). Serve a marcare il ruolo di innovatoredi Renzi, da un lato, e di “bravo comunicatore” dall’altro. Specie se è lui stesso a controllare le slide con il telecomando e lo fa con dimestichezza, senza errori, in modo sciolto. È come se dicesse: “Sono abituato a queste cose, so come nel 2014 si parla in pubblico nel mondo”.

Difetti

  1. Come al solito (cfr. quanto scrivevo ad esempio QUI) Renzi esagera: le slide erano troppe e troppo fitte di testo. Nei corsi di public speaking si spiega che un eccesso di testi e immagini non aiuta affatto il pubblico a focalizzare l’attenzione e a ricordare, ma al contrario crea confusione e sovraccarico cognitivo.
  2. Per uno che si propone come innovatore… be’ quella grafica è inadeguata, perché non è affatto ciò che i “bravi comunicatori” fanno oggi. Ricorda piuttosto le presentazioni che si facevano in azienda fino alla prima metà degli anni 2000: troppi colori non sempre ben accostati dal punto di vista visivo, sfumature negli sfondi, immagini scontate (evidentemente pescate in tutta velocità da repertori gratuiti).
  3. Peggio ancora, alcune delle slide che Renzi ha usato ricordano la grafica dei volantinidegli ipermercati e dei discount: confronta i prezzi, due al prezzo di uno, e così via (ecco perché molti gli hanno dato del venditore e lo hanno paragonato a Mastrota). QUI puoi vederle tutte.

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Morale della favola: Renzi, come al solito, non si limita a usare le tecniche di marketing e di persuasione, ma le ostenta, ce le sbatte sotto al naso come per dire “ehi, guarda quanto sono bravo”. Trovandosi nella fase degli annunci e delle promesse,questa ostentazione non fa che enfatizzarla: Renzi non si limita ad annunciare, ma dice “guarda che bell’annuncio”, non si limita a promettere, ma dice “guarda come prometto bene”. Perciò tutti – renziani e non, estimatori e detrattori – restano a naso insù, pronti, i primi, a disperarsi se sbaglia, i secondi a coglierlo in fallo per criticarlo e mandarlo a casa. L’ostentazione, insomma, alza i toni e il rischio. Se fossi in Renzi ci andrei più cauta, lo dico da sempre e ora a maggior ragione. Se vincerà, stravincerà. Se perderà, tutta questa ostentazione lo porterà a schiantarsi ancor più miseramente. Spero che sappia quel che fa.

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