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Quando i media parlano di omosessualità, fanno spesso riferimento alle cosiddette «lobby gay». E non lo fa solo la stampa di centrodestra, come illustra la prima pagina del Giornale che ho riportato. Il problema è che l’espressione getta comunque e sempre, a destra come a sinistra, una luce inquietante sul tema dell’omosessualità. Ancor più inquietante dopo le discussioni dei mesi scorsi sui cosiddetti «preti pedofili»: si è parlato di pedofilia, a destra come a sinistra, sempre in termini di «lobby gay», creando un cortocircuito fuorviante fra pedofilia e omosessualità. Come se l’omosessualità fosse necessariamente connessa alla pedofilia, a comportamenti illeciti, loschi, aggressivi. E nascosti. Brrr. Vedi per esempio questa copertina de L’Espresso:

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Vediamo cosa dice sull’uso dell’espressione «lobby gay» il dizionario Otto esercizi per l’informazione. Una proposta per il linguaggio LGBT, predisposto dall’associazione Gaynet:

Il significato negativo del termine “lobby” in Italia impone di abbandonare l’espressione “lobby gay” per almeno due motivi: (1) non si tratta di un “mondo” o di una “comunità” settaria e dai caratteri intrinsecamente negativi; (2) non fa attività di “lobbismo” neanche in senso strettamente neutro, casomai difende diritti universali riconosciuti dalla legislazione europea e internazionale, non diritti di parte come fa ad esempio la lobby degli avvocati.

È corretto parlare quindi di “comunità LGBT”, quando ci si riferisce all’insieme delle associazioni per i diritti civili e alle migliaia di militanti che ne fanno parte, mentre è più corretto parlare di “persone LGBT” o “realtà LGBT” quando ci si riferisce alla totalità dei gay, lesbiche, bisessuali e transgender. Vanno evitate espressioni ambigue come “mondo gay” o “comunità gay”.

A volte può essere pertinente usare anche l’acronimo LGBTQI, che include i termini “Intersex” e “Queer”. Questi termini, relativi ad ambiti differenti quali il sesso biologico e l’identità di genere, indicano rispettivamente: (1) le persone che nascono con la compresenza dei caratteri sessuali primari di entrambi i sessi e (2) le persone che ritengono definitivamente superato il dualismo convenzionale di genere.

Sui più frequenti errori dei media in questo campo, vedi anche:

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