È cominciata così: con il divieto inflitto ai bambini di giocare nei cortili dei palazzi. Ne ho provato una grande solitudine, come per una perdita privata: per me il rumore dei bambini ha la stessa dolce allegria del frinire delle cicale in campagna d’estate. Aprivo di proposito la finestra sul cortile, per ascoltare i tonfi delle loro pallonate, le loro guerre, i serissimi insulti e le contestazioni e le risate, improvvise e contagiose. Ovvero il rumore della vita che cresce, il nostro stesso rumore biologico, la conferma della salute, ovvero del futuro, della nostra specie.

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