Nel giugno del ‘63 i giovani non erano stati ancora inventati. Come categoria a sé in contrapposizione con gli adulti, intendo. Il disprezzo per i «matusa», una delle deformazioni del pensiero occidentale addebitabili al Sessantotto, era di là da venire. I ragazzi della mia età non avevano remore a fare gruppo con gli zii. Zii che, a loro volta, si facevano carico dell’iniziazione a vari aspetti, anche critici, della vita.

A Capri zio Generoso (di nome e di fatto) mi ospitava qualche settimana durante le vacanze scolastiche.

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