Con chiunque parli, la risposta è sempre la stessa: non ne posso più. Non solo della situazione, dell’altalenarsi di chiusure e aperture, del coprifuoco, della paura, della conta dei morti e dei contagiati. Naturalmente vale anche per me. Non sopporto di abituarmi da quasi un anno a una vita non pensabile prima, confinata dentro le mura di casa, anche con il privilegio della casa e di un lavoro preservato. Non sopporto il considerare al passato i gesti che mi hanno accompagnato per tutta l’esistenza, i gesti stupidi, non soppesati: toccare qualcuno sulla spalla, e naturalmente stringere la mano abbracciare baciare.

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