Non so se quello che sto per scrivere sembrerà snob, o peggio ancora radical chic, o peggio peggio ancora "maestrinico". Esprimo un disagio. Il desiderio di concretizzare e riunire le esperienze nella ricerca di una lingua diversa, di un modo di raccontare, e di protestare, e di resistere, che non sia quello a cui i social, e la politica dei social, ci hanno abituato. Che non torni indietro nel tempo e non sia passivo, al tempo stesso. Che sia portatore di rinnovamento e non si appiattisca.

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