Provo così, perché non è semplicissimo spiegare il mio stato d'animo di questi giorni: non riesco a essere sollevata, non del tutto almeno, e continuo a pensare alle parole che prima o poi dovremmo trovare per raccontare quello che ci è accaduto. Per "trovare le parole" non intendo la diaristica. Ieri leggevo "Wuhan, diari da una città chiusa" della scrittrice cinese Fang Fang, pubblicato in Italia da Rizzoli pochi giorni fa, e certamente ero coinvolta, ma allo stesso tempo mi sembrava che non ci fosse nulla di diverso da tutto quello che ho letto in questi mesi sui giornali, o sui social.

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