Paolo Fabbri non è stato il mio professore, e se non ricordo male non ci siamo mai neppure incontrati di persona. Però ci siamo sentiti al telefono infinite volte, e anzi il suo numero era il primo che trascrivevo, prima sulle agende, poi sul cellulare. E gli volevo bene, e gli sono grata. Perché per me è stato importante quanto lo fu, per la me ragazza, Ida Magli e le sue lezioni di antropologia: sia che telefonassi a Paolo per chiedergli un commento per un articolo sui vampiri o un intervento sull'11 settembre o un racconto su Ariosto, lui c'era.

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