Dunque, proviamo a fermarci. Siamo già fermi, direte voi, ed è vero. Ma quanto fermi? Quante ore di queste lunghe settimane abbiamo davvero pensato non dico a riprogettare le nostre vite, perché è faccenda che neanche i santoni o gli indovini possono fare ora, ma a interrogarci su qualcosa di diverso che non sia il pangolino o lo zibetto o il procione o il pipistrello o il laboratorio o il bunker della Spectre da cui è partito tutto, su cosa avremmo fatto noi al posto di, su quello che hanno fatto gli altri, sui test sierologici, sull'ibuprofene, sui retrovirali, sull'indice di contagio, su cose di cui non capiamo per lo più nulla e di cui sembriamo espertissimi, su quanto rimpiangiamo il tiramisù di quel determinato bar, la coda alla vaccinara di quel ristorante e su come ci mancano laghi, mari, baite, voli e treni.

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