Ho smesso di guidare diciannove anni fa. L'ho fatto perché una città come Roma ti impone di scegliere tra la conservazione di un briciolo di serenità e l'automobile. L'ho fatto anche perché ho studiato antropologia, e ricordo una lezione lontana nel tempo dove imparavo, grazie a Claude Lévi-Strauss, che i segnali impercettibili che un guidatore lancia, una postura delle spalle, una lieve torsione del collo,  permettono di capire se sta per azionare le frecce, o sorpassare, o frenare, e che la difesa del territorio passa anche per un'auto, e che spesso, spessissimo, per difendere quel territorio si diventa feroci come i nostri antenati.

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