Tra le cose più detestabili dei social c'è il "dove sono?". Il "dove sono?" è generalmente riferito alle femministe, perché evidentemente la parola stessa si conficca nel gozzo di parecchi e parecchie. Ogni volta che avviene qualcosa di cui il dovesonente non ha completa cognizione, perché il solito algoritmo di Facebook non gli fa vedere che le bacheche che frequenta di più, parte il "dove sono?". Il "dove sono?", ultimamente ripreso anche da un certo ministro, riguarda nel caso Nasrin Sotoudeh, l'avvocata iraniana per i diritti umani  condannata a 33 anni di carcere e a 148 frustate, dopo due processi gravemente iniqui, come denuncia Amnesty International.

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