Poco fa ho letto una lunga e interessante discussione su La ragazza della porta accanto, romanzo che nel 1989 consacra lo scrittore Jack Ketchum, scomparso quest'anno, e ispirato a una terribile storia vera, quella di Sylvia Likens, che probabilmente, senza Ketchum, molti di noi non conoscerebbero affatto. Nella discussione, si definiva atroce il romanzo di Ketchum proprio perché il punto di partenza era reale. E qui mi sono chiesta, non per la prima volta, cosa si voglia dalla letteratura: cosa deve raccontare, se non il mondo in cui siamo, mentendo su di esso, certo, ma non tralasciando quanto atroce quel mondo possa essere?  La condanna che colpì American Psycho, altro romanzo spietato e duro e violento, tralasciava la violenza degli anni Ottanta, così perbene, così elegante, che Ellis raccontava.

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