Quando si parla di lavoro intellettuale, scatta, come è noto, il pregiudizio, su cui qui è inutile tornare. Oppure scatta la strana idea secondo la quale il lavoro intellettuale medesimo debba essere non retribuito: in fondo, ti vien detto, è un piacere, è divertente, fai quello che ti piace, oh privilegiata/o, vuoi pure essere pagato per caso? Discussione antica, e mai risolta. Ora, voi che avete apprezzato o addirittura amato le ultime due edizioni del Salone del Libro, sappiate che quelle due edizioni non sarebbero state possibili senza il lavoro (intellettuale, e organizzativo: e quando le due cose vanno insieme si tratta di patrimonio preziosissimo) delle persone che dalla mattina alla notte si sono spese perché il progetto prendesse forma.

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