Questa mattina ho letto la lettera inviata a Concita de Gregorio da una studentessa bolognese. Un po' mi ha confortata, un po' mi ha irritata. Il motivo del conforto è evidente: una ragazza che si guarda attorno, che recepisce i movimenti del reale e se ne preoccupa, e affida la propria paura e la propria rabbia a una lettera, sperando che serva, come tutti. Il motivo dell'irritazione è in quell'espediente retorico che è stato ed è velenoso:

"io mi domando e dico: che cos’altro stanno aspettando personaggi pubblici e intellettuali di ogni ambito ordine grado a schierarsi in massa, in prima linea, per sostenere duramente e inequivocabilmente la libertà d’espressione?.

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