Pubblico volentieri una riflessione di Maria Rossi .

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A proposito di quel che è accaduto in occasione dell’approvazione del decreto IMU-Bankitalia si è parlato di attivazione a orologeria dell’antisessismo, usato come sedativo e mezzo di controllo sociale e si è discusso del fatto che noi donne saremmo impiegate dal potere per delegittimare l’azione politica del M5S, fungendo da armi di distrazione di massa.

Come femminista, sono invece convinta che l’antisessismo costituisca un valore in sé.

Come sono valori intrinsecamente validi l’antifascismo, l’antirazzismo, l’anticapitalismo: ideali da affermare con decisione in qualsiasi occasione.

Inoltre, la mobilitazione antisessista, in questo caso, è una semplice conseguenza dell’attivazione di abbondanti dosi di sessismo da parte dei nostri politici. Sessismo che sembra, almeno in parte, strumento di una deliberata strategia del consenso. Non si comprenderebbe altrimenti perché, dopo quel che è accaduto nell’aula di Montecitorio, lo staff di Beppe Grillo senta il bisogno di formulare sulla fan page del leader del M5S una domanda come questa “Cosa fareste se vi trovaste in macchina con la Boldrini?” Era impossibile non attendersi da un certo numero di militanti del movimento risposte ferocemente sessiste, analoghe a quelle che da mesi riservano alla Presidente della Camera. Il motivo dell’impiego strumentale del sessismo in questo caso è esplicitato con estrema chiarezza da Massimo Lizzi.

Se l’antisessismo può essere strumentale, può esserlo anche il sessismo. Ciascuno adopera gli strumenti più prossimi ai codici del suo mondo. Il tipo di solletico più efficace per le sue pance di riferimento. Certo, si può ritenere che sia sbagliato interrompere un dibattito parlamentare (o un ostruzionismo) e porre in votazione un decreto d’autorità. Si può ritenere sia antidemocratico. Ma l’argomento democratico quanto consenso raccoglie, quanti like, quanti commenti, quanta attenzione? Non è più efficace suggerire l’idea che la presidente della camera sia una prostituta? Non pesca e mobilita molto di più? D’altra parte le donne, specie quelle di potere, sono più odiate delle banche e “troia” è più comprensibile della critica ad una riforma bancaria.

Attraverso l’uso consapevole e machiavellico del sessismo, Grillo e il suo staff, almeno in questo caso, si sono prefissi, a mio parere, una pluralità di obiettivi in gran parte conseguiti: sollevare polemiche e richiamare l’attenzione su di sé, indurre il pubblico a interrogarsi sui motivi della loro “indignazione”, sollecitare la trasmissione di programmi televisivi in cui poter esplicitare le ragioni della loro polemica ed esporre il contenuto dell’indecente decreto IMU-Bankitalia, presentandosi come gli unici ad opporsi all’asservimento del governo allo strapotere finanziario, come i difensori del popolo contro la casta dei “politicanti” collusi con i banchieri. Il sessismo del M5S si è configurato come uno strumento di attrazione del consenso delle masse e di consolidamento della comunità dei grillini come collettività contrapposta alla casta corrotta dei politici nemici, ridotti a macchiette caricaturali o a puttane. Il sessismo è stato usato come veicolo di divulgazione delle iniziative politiche del movimento. La Presidente della Camera per la carica che ricopre è stata prescelta, non solo in questa occasione, dal momento che violenti insulti le sono rivolti da mesi, come collettore della rabbia collettiva, dell’odio popolare verso i politici, un’avversione che assume, quando indirizzata alle donne, un contenuto ferocemente sessista per i motivi esposti da Monica Lanfranco in un suo ottimo articolo ed illustrati anche da Massimo Lizzi in un bel post. Le parlamentari del PD sono state umiliate e degradate, riducendole a corpi asserviti alle pulsioni maschili, perché alle donne sono riconosciute solo due funzioni: sbrigare le faccende domestiche e appagare i desideri sessuali degli uomini, essere insomma a loro completa e permanente disposizione. Devono essere rimesse al loro posto: la cucina e la camera da letto. E’ inconcepibile che una donna detenga il potere e lo eserciti ai più alti livelli, perché, secondo questi sostenitori della fallocrazia, “natura” vorrebbe che occupasse posizioni subalterne, che fosse sottomessa all’uomo, che “stesse sotto”, che restasse in basso. La bocca di una donna, soprattutto di una politica, non dovrebbe essere inutilmente usata per ragionare, argomentare, esprimere idee e assumere decisioni, ma soltanto per succhiare peni e ingoiare sperma. Questo – credo – il significato dell’evocazione del sesso orale. Non sto stigmatizzando – sia chiaro – una pratica sessuale assolutamente normale, ma sto interpretando il pensiero di certi sostenitori del fallocentrismo, che, come osserva giustamente Monica Lanfranco, concepiscono la sessualità come rapporto di potere, se non come mera forma di umiliazione delle donne. Un’umiliazione, una denigrazione che possono essere usate come strumento di conquista e di incremento del consenso, perché anche le manifestazioni di sessismo possono risultare funzionali alle strategie dei nostri politici, all’incremento del loro potere, anche economico.

Ma non si tratta, invece, di una strategia controproducente? Temo di no. Ho paura che si tratti invece di una strategia efficace, perché può contare sul fatto che, a parte una sparuta schiera di antisessisti, gli Italiani si dividano in due categorie: il nutritissimo gruppo dei sessisti e quello degli indifferenti, che hanno ben altro cui pensare. Perché sì: c’è la crisi economica, la precarietà, la disoccupazione e chi se ne importa se qualcuno si rivolge alle odiate politiche dando loro delle pompinare o le schiaffeggia o definisce la Presidente della Camera “puttana” e le augura stupri a ripetizione!

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