Si avvertono i gentili lettori che i contenuti di questo post potrebbero essere velati di amaro sarcasmo.

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Questa è la notizia, dal sito “Sostenitori delle Forze dell’Ordine“.

Da tempo siamo martellati da notizie pseudoscientifiche tipo questa: Senza papà è brutto… e fa male!

Dico “pseudoscientifiche” perché la Dr.ssa Gobbi ci racconta di studi effettuati sui topi spiegandoci che “Gli studi sui topi sono più attendibili di quelli sugli umani, dove è impossibile tener conto di tutte le influenze durante lo sviluppo.”

L’articolista, da questa affermazione, deduce che lo studio della Dott.ssa Gobbi ci porti a concludere che “entrambi i genitori sono di vitale rilevanza per lo sviluppo della salute mentale dei bambini” (non dei topi).

Seguitemi: se è vero che la sperimentazione animale è una lunga e solida tradizione nelle neuroscienze, lo scopo di tali esperimenti è studiare il funzionamento del cervello, non di farsi un’idea di come va la vita dell’uomo né tanto meno di come dovrebbe andare.

Perché, nella vita di un essere umano, “tutte quelle influenze” che un esperimento effettuato su topolini da laboratorio esclude saranno lì a fare la differenza.

Inoltre:  esperimenti condotti sul cervello del neonato (umano, non topo) dimostrano che il bambino, sebbene stabilisca relazioni significative e importanti anche con altri caregiver, nei primi mesi di vita sceglie una figura sola di riferimento, che sarà quella determinante per lo sviluppo di un corretto meccanismo di regolazione delle emozioni e dello stress. Perché il bambino, sebbene stabilisca relazioni significative e importanti anche con altri caregiver, sceglie una figura sola di riferimento? Perché il suo cervello non è ancora del tutto formato e per un certo lasso di tempo riesce a gestire un solo soggetto sintonizzato sulle sue esperienze interiori.

L’articolista, però, decide di ignorare tutti gli studi effettuati sulle persone (tranne quelli coerenti con le conclusioni della Dr.ssa Gobbi, che, tra l’altro, non sono citati), giungendo alla conclusione che ciò che vale per il topo vale anche per noi: “I cervelli dei topi senza padre si sviluppano in modo diverso; specialmente a livello della corteccia prefrontale, ossia la parte del cervello che controlla l’attività sociale e cognitiva.”

Che cosa siamo portati a concludere da questo articolo? Che senza un papà avremo dei bambini con la corteccia prefrontale poco sviluppata, ergo dei bambini (non topi) problematici.

Quello che non sappiamo, però, sui topi e sugli uomini (perché non ci sono studi in merito), è cosa capita al cervello del topolino quando papà-topo abusa di lui.

I topi abusano dei loro piccoli?

Se usciamo dal mondo dei topi, poi, scopriamo altre cose sorprendenti:

L’ultima ricerca in ordine di tempo è del 2012 e si intitola “Early Child Attachment Organization With Both Parents and Future Behavior Problems: From Infancy to Middle Chilhood”, di Grazyna Kochanska e Sanghag Kim (University of Iowa – Child Development, January/February 2013, Volume 84, Numero 1, pagg. 283-296).

La ricerca ha esaminato dei nuclei familiari allo scopo di evidenziare il legame fra un sano attaccamento con una o entrambe le figure genitoriali e raccolto, nel corso dei primi 8 anni di vita dei bambini, i risultati che un legame sano o insicuro hanno sull’insorgere di problemi comportamentali; i dati raccolti hanno evidenziato che un sano legame con una figura genitoriale – sia essa il padre o la madre - non produce risultati migliori di un legame con entrambe le figure genitoriali, ma che i problemi comportamentali insorgono quando è mancante un legame sano con entrambi:

“The finding that a secure attachment with at least one parent was a powerful factor that offsets risks for mental health was also important. It was also interesting thathaving a secure attachment with two parents did not seem to add a protective effect beyond security with one.” (pag. 293)

In altri termini: due non è meglio di uno. Non solo: il papà non è meglio della mamma, né la mamma è meglio del papà. Mamma + papà non producono risultati migliori di mamma + bambino o papà + bambino. Mamma + bambino non produce risultati migliori di papà + bambino. Ad un bambino, per stare bene, basta un solo genitore in grado di sintonizzarsi sui suoi bisogni emotivie l’apparato riproduttore di quel genitore è irrilevante. Quello che è veramente importante è la qualità del rapporto che il bambino instaura con quel genitore (o quei genitori) nei primi mesi di vita, e il fatto che quel legame si mantenga solido nel corso dell’infanzia.

La cosa più interessante che ci dice questo studio è che i risultati sono cambiati rispetto agli studi precedenti: il maggiore coinvolgimento paterno nel lavoro di cura all’interno di una famiglia(lo studio infatti è condotto su famiglie intatte) è il fattore che probabilmente è andato ad eliminare quella differenza qualitativa che si riscontrava fra il legame mamma-bambino e papà-bambino.

In altri termini: è ciò che facciamo che determina ciò che siamo, più che il nostro primordiale patrimonio di cellule e sinapsi e più del nostro apparato riproduttore.

Non è l’essere biologicamente “padre” o “madre” che ci rende genitori indispensabili a produrre un determinato risultato, ma il modo in cui agiamo il nostro essere genitori.

Per ciò che riguarda gli studi sui bambini “senza papà”, il dottor Henry Ricciuti della Cornell University, ha pubblicato nel 1999 uno studio che, dall’esame di ben 1700 bambini, non aveva rilevato particolari problemi scolastici o relazionali in quelli che vivevano con un genitore single.

Afferma il Dottor Ricciuti: “The findings suggest that in the presence of favorable maternal characteristics, such as education and positive child expectations, along with social resources supportive of parenting, single parenthood in and of itself need not to be a risk factor for a child’s performance in mathematics, reading or vocabulary or for behavior problems.

I risultati suggeriscono che la presenza di caratteristiche positive nella madre, come educazione e aspettative positive nei confronti del bambino, unita a risorse sociali a supporto della genitorialità, è sufficiente a far sì che l’essere un genitore single non risulti di per sé un fattore di rischio per lo sviluppo di competenze matematiche o linguistiche, né comporti nel tempo problemi comportamentali.

La variabile che fa la differenza, secondo Ricciuti, sono le “social resources supportive of parentig“, che non credo i topi abbiano ancora… e che quindi anche noi ci stiamo apprestando ad eliminare.

Insomma un bravo genitore umano (non topo), anche da solo, se vive in un ambiente che supporta la genitorialità, cresce bambini (non topi) che non presentano problemi di apprendimento né problemi relazionali.

I rischi connessi alla monogenitorialità non si risolverebbero con la “presenza del padre” (e parliamo di uomini, non topi da laboratorio), bensì con l’accesso ad adeguati strumenti di supporto economico e sociale alla genitorialità.

Che gli studi effettuati sugli esseri umani ci diano risultati diversi è irrilevante: lo chiameremo il principio di Mickey Mouse.

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Concorderete che non si è mai visto Mickey Mouse protestare perché Tip e Tap non potevano accedere alla scuola a tempo pieno, né tanto meno lo si è visto collezionare scontrini delle spese scolastiche da scaricare sulla dichiarazione dei redditi per ottenere un rimborso in busta paga. Ve lo immaginate Mickey Mouse rivolgersi ai servizi sociali in cerca di supporto?

Oltre tutto, Mickey Mouse non ha mai avuto bisogno di un topo-femmina accanto a lui: se la cava alla grande da solo.

(Se poi andiamo ad esaminare un altro simpatico topolino, il Remy di Ratouille, ci accorgiamo che neanche lui ha la mamma, ma ha un papà, ed è diventato un grande chef. Non sarà che per avere un  topolino di successo dobbiamo eliminare tutte le mamme, come facevano a Sparta?)

Secondo il principio di Mickey Mouse, “senza papà è brutto”.

Un titolo che a me ricorda tanto il ritornello delle pecore ne “La fattoria degli animali” di Orwell (tutti dovrebbero leggere Orwell, secondo me), avete presente?

«Quattro gambe buono, due gambe cattivo»

Se “senza papà è brutto, con papà è bello”, può una denuncia di abuso su minore mettere a rischio il fondamentale rapporto papà-bambino?

Ovvio che no!

Ecco perché per chi è chiamato ad emettere un giudizio la priorità non è mettere in sicurezza il minore, proteggerlo da situazioni che potrebbero mettere in pericolo la sua integrità fisica (per non parlare del suo benessere psicologico), bensì preservare il legame fra papà-topo e la corteccia prefrontale del suo topolino.

La soluzione ideale, secondo i Giudici, è la sorveglianza: il caro papà abusante potrà contribuire allo sviluppo cerebrale del figlio senza torcergli un capello…

Anche capitasse qualcosa di brutto (perché capita più spesso di quanto siamo disposti ad ammettere), chi doveva sorvegliare sarà assolto.

Ed in questo caso a nessuno fregherà un bel niente di niente.

Un topolino in più, un topolino in meno… Che ce ne facciamo, in fondo, di un topolino con lo sviluppo cerebrale compromesso?

Il rapporto mamma-bambino? Beh, quella è un’altra storia. La mamma non è così importante.

Lo sanno tutti che Minnie è solo un personaggio secondario!

Così, contemporaneamente a questa notizia, su Il manifesto leggiamoche una mamma che cerca di difendere i suoi figli se li vede brutalmente portar via perché accusata di Pas, mentre a Rapallo una bambina è stata strappata alla sua mamma (il suo unico genitore) perché la donna da troppo tempo usufruiva dei caritatevoli servizi sociali (le solite donne parassite che non hanno voglia di lavorare, aggiungerei, che ci sta sempre bene).

Se sei una mamma povera, ma accudisci con amore tua figlia, è meglio che tua figlia ti stia il più lontano possibile,  intanto che si fanno i dovuti accertamenti (la corteccia prefrontale della topolina rimarrà intatta); se sei un papà che mena i suoi figli, non sia mai che le indagini in corso vadano a turbare la relazione padre-figlio.

Perché le botte non minano in alcun modo la relazione padre-figlio: anzi, un figlio picchiato sarà probabilmente un vero maschio pronto in età adulta ad alzare a sua volta le mani ogni volta che gli si propone un problema. E una bambina picchiata è una donna che forse si lascerà picchiare senza muovere troppe obiezioni.

E’ così che va il mondo, dai secoli nei secoli (amen).

Immagino che un bambino che ha subito delle lesioni non potrà che essere raggiante all’idea di incontrare chi abusava di lui. E se non è raggiante ha la Pas, quindi basterà resettarlo, una volta trovato il pulsante non dovrebbe essere difficile.

Insomma, da tutta questa storia che conclusioni vogliamo trarre?

La conclusione più ovvia: che i Tribunali italiani discriminano i poveri papà ed è scandaloso che il Papanon sia ancora intervenuto a tutela dello sviluppo cerebrale dei piccoli roditori… volevo dire: a tutela dei bambini di questo paese.

Poi potremmo azzardare che la discriminazione di genere non esiste, che il patriarcato è morto e sepolto e che è sotto gli occhi di tutti che siamo dominati da una lobby di femministe lesbicheche mira ad eliminare i maschi (uomini e topi) dalla faccia della terra diffondendo ai quattro venti la fola della violenza misogina contro le donne.

Molti vengono qui a scrivere che sono “misandrica” (ovvero odio ingiustificatamente tutti i mammiferi di sesso maschile) e che voglio tenere lontani i topolini dai loro amorevoli papà perché affetta da questa strana forma di sadismo che mi spinge ad impicciarmi degli affari altrui (mentre farei meglio ad impiegare il mio tempo libero in attività socialmente utili, come soddisfare sessualmente un uomo, ad esempio).

Inutile spiegare a chi porta questo genere di argomentazioni che ci sono papà e papà: ci sono quelli desiderosi di prendersi cura dei loro bambini (e magari sono la maggioranza, non posso saperlo) e ci sono quelli che finiscono incriminati per abusi su minore; inutile spiegare che occuparsi di questo secondo gruppo non significa ignorare l’esistenza del primo, né tantomeno che sono affetta da qualche nuova sindrome (perché lanciare sindromi sul mercato, oggi come oggi, è la vera soluzione alla crisi economica).

Inutile far notare cose come “ma avete letto la frase Non è l’essere biologicamente “padre” o “madre” che ci rende genitori indispensabili a produrre un determinato risultato, ma il modo in cui agiamo il nostro essere genitoriche ho scritto sopra?”, perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Beh, io accuso voi di vivere con delle grosse fette di prosciutto sugli occhi; vi accuso di aver perso il senso della realtà, ma soprattutto vi accuso di rimanere insensibili alle grida di aiuto che ormai da un bel po’ si stanno levando in cerca di qualcuno abbastanza vivo da provare un minimo di indignazione.

Ben 13 anni fa la Now (la National Organization For Women, la maggiore organizzazione femminista statunitense) si chiedeva: il movimento dei papà separati  è la prossima grande minaccia al raggiungimento dell’uguaglianza fra uomini e donne? e si rispondeva: si!

Ma noi non facciamocela neanche questa domanda: mettiamo su un DVD di Topolino o leggiamoci un bel libro di Recalcati che ci racconta quanto sta male Telemaco senza il suo papà

(che è la nuova moda femminista, leggere Recalcati e dedicarsi alla critica di Peppa Pig: maledetto cartone che danneggia la figura del “vero uomo” proponendoci un papà troppo imbranato – che padre è uno che non pianta chiodi a muro? Dove andremo a finire se Mamma Pig appare più competente del’uomo di casa? Che ne sarà delle cortecce cerebrali dei nostri bambini?)

e auguriamoci di non dover mai varcare la soglia di un Tribunale dei Minori.

Leggi tutto... http://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2014/01/11/uomini-e-topi/