E’ verità universalmente riconosciuta che uno scapolo largamente provvisto di beni di fortuna debba sentire il bisogno di ammogliarsi. Per quanto poco si conoscano di costui, i sentimenti e le intenzioni, fino dal suo primo apparire nelle vicinanze, questa verità si trova così radicata nelle teste delle famiglie circostanti che queste lo considerano senz’altro come la legittima proprietà dell’una o dell’altra delle loro figliole. (“Orgoglio e pregiudizio”, Jane Austen, 1813)

Quale forza induce le ragazze ad “uscire dal guscio”, se non la nobile ambizione di giungere al matrimonio? Perché frequentano in massa le stazioni termali? Perché ballano sino all’alba nel corso di un’interminabile e stressante stagione mondana? Perché si rassegnano a imparare alla meno peggio quattro sonate al pianoforte, quattro canzoni alla moda, pagando un insegnante una ghinea la lezione? Perché, se sono dotate di belle braccia, s’ingegnano di suonare l’arpa? Perché mai indossano cappelli svettanti di piume color verde Lincoln, se non allo scopo di servirsi di quelle frecce. di quelle armi per colpire qualche “desiderabile” giovanotto? (“La fiera delle vanità”, William Thackeray, 1847)

Il problema è, a mio avviso, che in molti paesi (specialmente quelli che piacciono a noi) viene anche data meno importanza alla donna e a un rapporto con una donna. Sarà perché è naturale e scontato, sarà perché effettivamente non c’è da dare tutta questa importanza… anzi, è spesso il contrario: è una donna che – siccome ha la data di scadenza ben marchiata – deve vedere di accasarsi nei tempi utili (parlo della media). Quindi, come è naturale, è la donna ad essere più interessata al rapporto con l’uomo. (dal forum gnoccatravel, 2014)

imageIeri Repubblica, per mezzo della signora Elisabetta Murriti, ci raccontava di un dramma che si sta consumando negli uffici e nelle aziende italiane: l’avanzata delle

neozitelle qualificate, suore laiche del management.

Aumenta il numero di tutte quelle donne che, nonostante siano vicinissime alla “data di scadenza” (i trent’anni), non solo non mostrano nessuna attitudine per il pianoforte o l’arpa, ma addirittura non mostrano nessun desiderio di irretire uno “scapolo largamente provvisto di beni“.

Le ragioni di questo inquietante fenomeno non sono da ricercarsi in anni ed anni di autocoscienza femminista – secondo la signora Murriti – ma nella recente crisi economica:

Le Zitelle del Nuovo Millennio bussano alla porta. Invitate dalla mancession, la recessione economica che si somma alla perdita di posti di lavoro per tradizione occupati dai maschi…

E con chi dovrebbero sposarsi? Se ha ragione Obama a preoccuparsi per la disuguaglianza sociale ed economica sempre più spiccata, cui contribuisce l’“assortative mating”, meglio noto come il matrimonio tra pari censo e pari istruzione, le ragazze-in-corsa dovrebbero fare a botte per i pochi “compatibili” rimasti su piazza..

I “commendatori” sono estinti, le segretarie stile Elsa Merlininon hanno quasi più nessuna speranza di trovare un aitante direttore “compatibile” che faccia di loro delle signore oneste (e ricche).

Ah, i bei tempi in bianco e nero! Non mancano un po’ anche voi? Non vi viene da sospirare di nostalgia pensando a Sabrina, che – in attesa del suo milionario – cercava di non sgonfiare il soufflè?

I bei vecchi tempi, quelli in cui i medici erano maschi e le femmine si limitavano ad indossare la sexy-divisa da solerte infermiera…

imageAh, a quei tempi si che si stava bene! Sentite cosa ci racconta, la Murriti:

E se una volta l’avvocato, il notaio o il medico di famiglia erano abbienti signori con segretaria o infermiera che rispondeva al telefono, e signora a casa che provvedeva a tutto…

Oggi invece, cosa resta a noi tapine, con la vita rovinata dalla “mancession”?

ora sono trafelate e “povere” professioniste funambole che rispondono personalmente al cellulare, strattonate tra asilo, udienze, clienti, pazienti, madre con l’Alzheimer.

Non solo il “plotone delle neozitelle” è condannato a non avere una vita sessuale (perché a cosa altro allude l’espressione “Suore Laiche del Potere“?), ma ovviamente è stressato oltre ogni possibile immaginazione dal super-lavoro (perché “provvedere a tutto” a casa, quello è rilassante, non è lavorare…).

L’uomo in carriera può essere felice, la donna in carriera assolutamente no, soprattutto perché la malasorte la punirà infliggendo alla sua povera mamma il morbo di Alzheimer…

Vi pregherei di soffermarvi su questo passo:

Le statistiche lo dicono: le donne che privilegiano la carriera rischiano di guadagnare, tra i 30 e i 49 anni, il doppio delle coetanee che investono in fiori d’arancio.

Investono in fiori d’arancio? Non stiamo parlando di un banchetto di fiori davanti al cimitero, ma proprio del marito-investimento, della carriera di moglie!

Ora, se queste cose le trovo nella Pamela di Richardson, posso farmene una ragione, ma se mi capita di leggerle su Repubblica di ieri mi coglie una depressione, ma una depressione…

Signora Murriti, la prego, lo faccia per me: si compri qualcosa di Virginia Woolf (roba troppo recente potrebbe devastarla, temo), getti tutti quei DVD di Spencer Tracy e Catherine Hepburn e si affacci – con calma, gradatamente – nel nuovo millennio.

Potrebbe scoprire che le architette single (e non “zitelle”) fanno sesso.

Oppure potrebbe scoprire che un compagno, dei figli, non sono “uno status-symbol da calcolare come i metri quadri a Portofino” né oneri che “ci strattonano“, ma degli esseri umani che, se ci sono, ci accompagnano (spesso piacevolmente) per un tratto della nostra vita, e se non ci sono, magari ci accompagna qualcun altro, altrettanto piacevole.

O ancora potrebbe scoprire che se su 100 laurandi, 60 sono fanciulle, non è la fine del mondo, è solo il mondo che cambia.

Vivevamo nelle caverne una volta, che diamine! Non facciamoci prendere dal panico!

Forse questa crisi è l’occasione buona per smettere di valutare le persone, uomini e donne, in termini di perdita e guadagno, di smettere di raccontare la nostra vita come se fosse un bilancio: cogliamola.

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