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- Categoria: Giovanna Cosenza
- Pubblicato: 09 Gennaio 2014
A proposito del «che fare» con una laurea in Scienze della Comunicazione, ecco l’esperienza di Ilaria:
Archiviato in:stage e lavoro Tagged: lavoro, Scienze della Comunicazione, stage, stage e lavoro«Cara Prof, mi è venuta voglia di scriverle dopo aver letto la testimonianza di Andrea e la risposta di Dario, perché certe storie vanno raccontate affinché si possa iniziare a cambiare il modo di vedere le cose. Sono Ilaria, e poco più di un anno fa, esattamente il 6 Dicembre 2012 ho “conquistato” una laurea triennale in comunicazione alla Sapienza. Sono barese di nascita e romana d’adozione universitaria. Sono cresciuta macinando km sull’acqua e praticando lo sport della Canoa Kayak, tra allenamenti alle sei di mattina prima di correre al liceo e fine settimana scarificati per le gare. Ho iniziato a scrivere di sport a sedici anni quasi per caso e della mia passione ho fatto un vero e proprio lavoro.
Ho 23 anni, una laurea specialistica in marketing ancora da conquistare, e il lavoro più bello del mondo. Quando iniziai a raccontare storie di sport, mi intervistarono e alla domanda “come ti vedi tra cinque anni?” Risposi così: “Laureata con una tesi sulle Olimpiadi, sempre con una barca e pagaia sulle spalle, giornalista sportiva e con un fidanzato canoista.” Ora c’é tutto, a parte… il fidanzato canoista!
Insomma ho realizzato esattamente cinque anni dopo quell’intervista ciò che sognavo. È dura inseguire i sogni, come è stato duro lasciare i vicoli invasi dal vento di maestrale della mia Bari. Due mesi dopo la coroncina d’alloro, ho iniziato a lavorare nel posto che sognavo quando avevo sedici anni, il palazzo delle federazioni sportive nazionali al CONI. Passo dopo passo, hanno avuto fiducia in me e nel mio lavoro, la Federazione Italiana Canoa Kayak ha deciso coraggiosamente di investire sulla collaborazione di una piccola neolaureata in comunicazione e ogni giorno mi supporta e mi affianca nel mio percorso. Esperienze, emozioni, contatti e grandi eventi. Dai mondiali al Salone d’Onore del CONI, passando per una diretta RAI in mondovisione. Come sono arrivata lì? Creando fin da piccola una rete di contatti e trasformando la passione in lavoro.
Un giorno una mia docente disse che quando il lavoro non c’è lo si deve creare: io ho voluto credere in quelle parole. In tanti non si accorgono che tutti siamo costantemente immersi in flussi di comunicazione: al bar, al supermercato, in stazione, in ospedale, non solo sui giornali e in tv… Perciò ci vogliono persone che siano capaci di fare e gestire la comunicazione nel modo migliore. Se l’Italia e gli italiani avessero saputo qualcosa in più di comunicazione, non sarebbero stati governati per venti anni da Berlusconi.
Nell’ultima pagina della mia tesi c’è scritto che la prossima Olimpiade voglio raccontarla dagli spalti dello stadio olimpico di Rio… Quando penso di non farcela leggo sempre un bigliettino appeso in camera, regalatomi dai miei genitori prima di partire: “Il futuro appartiene a coloro che credono nei loro sogni”. Così mi rimbocco le maniche e continuo a sognare le spiagge dorate di Rio. La nostra laurea è socialmente importante per l’economia, la politica, lo sport e per moltissimi altri ambiti. Fieri e a testa alta, dobbiamo migliorarci ogni giorno. Perciò concludo dicendo a tutti gli studenti e le studentesse in Scienze della comunicazione: scrivetevi il vostro obiettivo su un post-it e fate di tutto per raggiungerlo. Una felice laureata in comunicazione.»
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