Al cinema, di solito, dopo i titoli di coda: tutti in piedi e via. Parlando dei film del primo Festival dei diritti umani — dal 3 all’8 maggio alla Triennale — forse sì, più di qualcuno si alzerà, ma per chiedere la parola. «Dopo la proiezione di un film di qualità, il pubblico si trova in una situazione di pathos: l’ideale per innestare testimonianze di persone che hanno vissuto situazioni di violazione di diritti umani, sia come vittime, sia come soccorritori», osserva Paolo Bernasconi, avvocato del Foro di Lugano e presidente di Reset-Diritti Umani, l’associazione (creata lo scorso anno insieme a Giancarlo Bosetti, Piergaetano Marchetti, Francesco Micheli e Danilo De Biasio) che ha realizzato il festival delle «due dediche»: alle donne (sottotitolo della rassegna è: «Diritti sulla terra per la metà del cielo») e alla Tunisia.

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