Erano gli Anni 70 e un pomeriggio di febbraio la mia amica Paola mi trascinò a studiare nella Biblioteca Universitaria di via San Biagio, a Padova. «Ci sono un sacco di stranieri — avevo borbottato — ti si appiccicano addosso come piovre». «Ma dai, non fare la scema», aveva tagliato corto lei. Entrate nel salone di lettura, si andò a mettere vicino a una collega di facoltà, mentre io mi trovai seduta tra lei e un ragazzo pallido.

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