FOIBE-retedelledonneOggi, 10 febbraio, è il Giorno del Ricordo, in memoria del dramma cosiddetto delle Foibe, consumatosi tra il 1943 e 1945 in Istria e Dalmazia, e anche nel primo dopoguerra (dai massacri delle Foibe vere e proprie alle uccisioni nei campi di prigionia jugoslavi). Finalmente lo si celebra raccontando e promuovendo eventi per farlo conoscere, dopo che è stato prima sottostimato, poi strumentalizzato in una sorta di gara di chi è stato più vittima, chi più feroce. Vorremmo celebrarlo partendo da qui. Da questo corollario grottesco alla tragedia della crudeltà del potere. Perché è da qui che viene il monito più ignorato: e non è che anche il comunismo è cattivo. Così come, se si parla di persecuzioni della Chiesa, non è certo il Cristianesimo, il nemico da bruciare. Quello che è da bruciare, e da rifiutare per sempre, è l'autoritarismo violento che, tramite l'abuso del potere, è in grado di invadere tutto, di stravolgere tutto. E' quella menzogna che arriva a fare violenza nascondendosi dietro la "giustizia" e perfino nel nome dell' "amore". Ed è così che, se violenza e sopraffazione nel fascismo sono conclamati - una sorta di valore da reclamare con orgoglio, nella scia dei più esecrabili valori virili degli albori - violenza e sopraffazione proliferano vivi e vegeti anche là dove il fascismo si nega a parole, ma si applica nella mentalità e nei fatti. Dal chiuso delle case ai partiti, da certi circoli di periferia alle direzioni nazionali, dagli uffici dei rispettivi dirigenti di forze in conflitto che si accusano reciprocamente di ferocia, per giustificare altre ferocie (come le leadership israeliane e palestinesi) ai gabinetti di potenze come la Russia di oggi (e ci fermiamo qui, perché l'elenco sarebbe infinito).

Compagni in piazza, fascisti a letto, avvertivano già le donne dei movimenti di sinistra quando fra le loro fila cominciava a sbocciare il salutare alito del femminismo.
Ecco; è da qui: dall'analisi profonda e sincera di cosa davvero ci muove, di a cosa davvero tendiamo, è da qui che deve ripartire tutto.

Fonte: politica femminile Lombardia