Forza o debolezza, coraggio o codardia, comportamenti limpidi o opachi. Tutto questo si misurerà alla Camera quando riprenderà ed entrerà nel vivo l’esame della nuova legge elettorale. Comunque la si pensi sull’Italicum, non c’è dubbio che finora le donne, dentro e fuori il Parlamento, hanno detto parole chiare sulla necessità di garantire eguale presenza di donne e uomini nelle liste
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E le parlamentari hanno dato il via a buone pratiche di rapporti e relazioni fra loro, anche se appartenenti a schieramenti diversi, con differenti idee sull’Italicum. Si sono presentate insieme in conferenza stampa e insieme hanno presentato emendamenti e sempre insieme chiedono ora che il voto sui vari emendamenti sia palese. Hanno dato, comunque la si pensi, una immagine di forza, di coraggio, di parole e comportamenti limpidi. Sapranno gli uomini fare altrettantoFinora li abbiamo visti traccheggiare, balbettare, chiedere di potersi candidare in più collegi, abbassare le soglie di sbarramento, chiedere quorum particolari per salvare la Lega. Insomma, una gran paura di dover tornare a casa per mancanza di consensi, elettori e collegi ad hoc.
Stanno mostrando, pur esibendo i muscoli a parole, una paura strisciante da cui non si salvano nemmeno i protagonisti della nuova legge. Come spiegare altrimenti la contraddizione nel proclamare liste elettorali al 50e50 e poi prescrivere che nelle singole circoscrizioni, con le liste corte, (fino a un massimo di sei i candidati), uomini e donne non si alterneranno alla pari, ma due a uno? Le donne hanno presentato insieme emendamenti per rendere credibile e reale quel 50e50 pure declamato, e - ripeto - chiedono che il voto sia palese.
Sì, noi elettrici vogliamo sapere chi voterà a favore e chi invece contro. Vogliamo sapere chi ritiene che le donne non debbano partecipare alle scelte per tutti (quindi anche per noi) e per il Paese (in cui siamo la maggioranza); chi ci vuole relegare ai margini della scena pubblica.
Finora con il voto segreto abbiamo visto bocciare i tentativi di introdurre norme paritarie nelle leggi regionali. E’ accaduto in Puglia, in Sardegna, in Abruzzo.
Col voto segreto tutto diventa opaco e troppi si trasformano nei noti anonimi che sui blog o social network risolvono il confronto con le donne non con argomenti ma con insulti sessisti. Così mortificanti soprattutto per chi li pronuncia.
Possibile che quel 30% di donne in Parlamento abbia fatto perdere la testa, a questa classe politica maschile, più delle prove di insipienza e incapacità di cui gli uomini sono stati in questi anni indiscussi e unici protagonisti? Scatenati a suon di “puttane” (epiteto riservato dalla Lega all’allora ministra Idem) e “pompinare” (trasversalmente usato per tutte). Altro che le larghe intese del governo! In Parlamento abbiamo visto che alcuni maschi, contro le donne, sono capaci di intese larghissime, quasi da governo di unità nazionale!
Ecco, mostrateci che ci sbagliamo. Col voto palese dimostrate che rappresentare e governare il Paese insieme, donne e uomini, non vi spaventa affatto.
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Sempre a proposito di debolezza della politica del maschio italico, strana immagine quella rinviata dal teatro Valle occupato per la presentazione alle prossime elezioni europee della lista Tsipras a Roma. Eccoli in fila gli ex girotondini, poi ex alba per un nuovo soggetto politico, ecco i dirigenti di Sel e Rifondazione comunista. L’immancabile compagnia di giro Paolo Flores D’Arcais, Luciano Gallino e Marco Revelli, Guido Viale, Andrea Camilleri, Barbara Spinelli. C’era pure il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero. Confesso di non essere certa della presenza di Nichi Vendola e di Antonio Ingroia. Anche l’entusiastica adesione di Andrea Scanzi non è certo una boccata d’aria nuova.  Di nuovo e di inedito, solo il giovane greco, Andrea Tsipras appunto, lea­der di Syriza, forza politica che in Grecia almeno consensi e voti ce li ha (26,5% alle ultime elezioni). I giornali hanno presentato l’iniziativa come “il tentativo di resuscitare la sinistra italiana”. Che tanto bene non deve stare se deve “importare leader”.
Sì, in Italia c’è una questione maschile. Di debolezza maschile. Forte solo nei numeri dei posti che riesce ad occupare. Manganellando, magari con il voto segreto, le donne. Almeno questo, risparmiatevelo e risparmiatecelo!
Cinzia Romano
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