link alla petizione

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E’ trapelata questa propostadi Amnesty International, che – sostenendo la piena depenalizzazione di tutti gli aspetti della prostituzione – viola i diritti umani fondamentali e la dignità delle persone prostituite. Non solo Amnesty International nega il legame indissolubile che esiste tra prostituzione e sfruttamento minorile, tratta e violenza, ma promuove la legalizzazione del diritto degli uomini ad acquistare sesso impunemente – un obiettivo diametralmente opposto alla protezione dei “sex workers” dallo sfruttamento di genere e dalla violenza, endemica nella prostituzione.

Infatti la scelta di un linguaggio che associa la prostituzione ad un bene di consumo (“lavoro sessuale”, “lavoratori del sesso”) rivela l’impegno di AI nel capitalizzare al massimo quel “contesto imperfetto” che – come la stessa Amnesty ammette – costuisce il motivo per cui così tante persone iniziano a prostituirsi finendo poi invischiate in una rete di sfruttamento e abuso. Il termine “sex worker” non è solo orwelliano, ma è anche una chiara presa di posizione accanto alla lobby pro-prostituzione, che vanta una lunga e documentata storia di tentativi di mettere a tacere chiunque si esprima pubblicamente contro gli orrori perpetrati  dall’industria, che sfrutta fisicamente, sessualmente, emotivamente, ed economicamente.

Tutti/e  i/le “sex-workers” (attuali ed ex) sono sopravvissuti/e a questo sistema brutale. Non tutti/e sopravvivono. Questo è il motivo per cui dobbiamo ascoltare i/le sopravvissuti/e.

Con questa proposta Amnesty International si sta allontanando dalla difesa dei diritti umani per diventare un’industria no-profit dei diritti umani, che antepone gli interessi dei suoi “soci internazionali”, “quelli in prima linea per i diritti umani”, ai diritti di quelli che sostiene di aiutare – quelli che subiscono o sono più vulnerabili alle violazioni dei diritti umani che Amnesty International pretende di combattere.

Che il fenomeno della prostituzione abbia a che fare con il genere è categoricamente negato in questa proposta, che afferma che le donne non sono le uniche che si dedicano alla prostituzione. Indipendentemente da questo fatto, le donne costituiscono la stragrande maggioranza della classe prostituita. Negare che la prostituzione è un problema che ha a che fare con il genere (e quindi richiede un’analisi della disuguaglianza sulla base del sesso) equivale a negare che i diritti delle donne sono diritti umani. Se la proposta di AI afferma chiaramente che “Gli Stati devono prendere tutte le misure appropriate per prevenire la violenza e lo sfruttamento dei bambini “, non sente il bisogno di prendere il medesimo impegno nei confronti delle donne.

Noi siamo qui per dire che i diritti delle donne sono diritti umani. I diritti delle/i sporavvissute/i sono i diritti dei “sex-workers”. Siamo qui per dirvi che l’uso dei termini ”lavoro sessuale” e “lavoratrici del sesso” offende quelli di noi che sanno che il denaro non ha niente a che fare col consenso, che non importa ciò che le leggi dei programmi neoliberisti si propongono di regolamentare, nessuno ha il “diritto” di acquistare una persona per la sua gratificazione sessuale. Per questi motivi chiediamo che Amnesty International chieda scusa per aver abusato della fiducia riposta in una associazione che lotta per i diritti umani facendosi portavoce di una lobby.

Chiediamo, inoltre, che per quanto riguarda la questione della prostituzione Amnesty International coinvolga quelle organizzazioni di sopravvissuti composte da persone rappresentative di coloro che dell’industria del sesso possono raccontare le esperienze di violenza, sfruttamento e tratta – in altre parole le voci di coloro che sono stati veramente emarginati all’interno del gruppo di persone che si prostituiscono, affinché vengano ascoltati prima di divulgare qualsiasi proposta globale o di ordine del giorno.

Dichiarazione pubblica di Space International(Survivors of Prostitution-Abuse Calling for Enlightenment)

Noi, i membri di SPACE International, ci opponiamo con forza alla posizione espressa da Amnesty International (AI) sul tema prostituzione. Il recente documento, che sostiene che lo sfruttamento della prostituzione è una questione di autonomia e di scelta, si merita la nostra condanna pubblica in quanto tradimento dei diritti delle donne. Inoltre, si tratta di una posizione politica che può essere assunta solo ignorando la realtà di come le donne e le ragazze finiscono nella prostituzione. La prostituzione è un mestiere che prospera grazie mancanza di autonomia e di scelta e la decisione di Amnesty International di riferirsi ad essa come ‘lavoro retribuito liberamente scelto’ equivale ad ignorare esplicitamente che nulla, in un contesto di sfruttamento, può essere scelto liberamente.

Ci opponiamo in tutti i modi al messaggio e al tono di questo documento, a cominciare dal titolo che, definendo la prostituzione come ‘Sex Work’, occulta la vera natura del fenomeno prostituzione. La prostituzione è abuso e violenza sessuale, è sfruttamento di esseri umani, per lo più donne e ragazze, messo in atto da altri esseri umani, di solito uomini adulti, che possono fare ciò che fanno grazie alla posizione di relativo privilegio sociale, razziale e finanziario che occupano rispetto coloro che vengono acquistati per l’uso e l’abuso sessuale.

Anche tenendo conto del fatto che  una piccola minoranza della popolazione mondiale prostituita lo fa per scelta, ciò non toglie che la stragrande maggioranza non ha la possibilità di scegliere. La politica dovrebbe rispondere alle esigenze della stragrande maggioranza, prima di soddisfare le richiesta di una sparuta minoranza. Ovunque sulla terra, coloro che sopportano la prostituzione si trovano, in numero impressionante, ad essere economicamente diseredati, culturalmente svantaggiati, emotivamente vulnerabili, sessualmente abusati ed emarginati dalla società. Di fronte a questo fatto riconosciuto a livello mondiale, Amnesty International ha chiaramente assunto una posizione che contraddice la propria missione di ente di beneficenza che si occupa di diritti umani.

La posizione di AI viola direttamente tutte quelle convenzioni sui diritti umani che esistono da tempo. E ‘ in contrasto con diverse enunciazioni dell’ONU, tra le quali la Convenzione del 1949 per la soppressione del traffico di esseri umani ai fini dello sfruttamento sessuale, che sostiene che la prostituzione è “incompatibile con la dignità e il valore dell’essere umano”; con la Convenzione del 1979 sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione delle donne (CEDAW), che nell’articolo 6 enuncia una posizione analoga; con il Protocollo delle Nazioni Unite del 2.000 per prevenire, reprimere e punire la tratta di persone, che esprime la medesima prospettiva su prostituzione e traffico, quando si verifica in determinate circostanze. Questo protocollo si propone anche di scoraggiare anche la domanda di sfruttamento economico del sesso.

La posizione di AI a sostegno della  ‘più antica oppressione del mondo’ ¹ pone l’organizzazione in difesa dei diritti umani in linea con alcune delle forze note per essere le più brutali e violente reti criminali organizzate, quelle che svolgono l’attività estremamente redditizia della vendita di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale, piuttosto che con le loro vittime, i cui diritti umani vengono ignorati e negati. La posizione di AI , infatti, non solo tollera, ma aggrava l’ingiustizia perpetrata dalla prostituzione, difendendo il diritto del cliente di comprare sesso, in un bizzarro documento che inverte i termini del discorso. Consigliamo ad Amnesty International di rivedere la sua posizione pro-prostituzione, che infanga la sua reputazione e quella di tutti i suoi associati. ¹Norma Ramos, Addressing Domestic Human Trafficking, 6 U. St. Thomas 2008

Dichiarazione pubblica della STSU (Sex Trafficking Survivors United)

La Sex Trafficking Survivors United ( STSU ) è una organizzazione internazionale fondata e gestita da sopravvissuti/e. I nostri 177 membri includono donne e uomini vittime della tratta del sesso che sono sfuggiti i loro trafficanti, spesso senza assistenza, e che si sono uniti per sensibilizzare e assistere le vittime dello sfruttamento sessuale. Come sopravvissuti sappiamo che lo sfruttamento sessuale si basa sull’esercizio della forza, sulla frode e la coercizione. Non è credibile suggerire che la prostituzione possa esistere indipendentemente dal traffico di esseri umani, dal razzismo e dall’abuso. Siamo consapevoli che la richiesta degli uomini di comprare il sesso nuoce alle persone prostituite. I popoli indigeni e le persone di colore sono sproporzionatamente vittime della violenza esercitata da chi sfrutta la prostituzione, a causa di razzismo e colonialismo.

Siamo sconvolti e delusi nel vedere Amnesty International che suggerisce la completa depenalizzazione di magnaccia e gestori di bordelli. La gente sa (come lo sanno i/le sopravvissuti/e) che lo sfruttamento sessuale è gestito dalla criminalità organizzata. La proposta di Amnesty non potrà che rafforzare il potere esercitato dalla criminalità organizzata sulle comunità più sfruttate e vulnerabili di tutto il mondo.

E ‘ stato scioccante per noi leggere il suggerimento di Amnesty, che definisce un “diritto umano” dei benestanti, potenti (e soprattutto bianchi) di acquistare i corpi dei giovani  più poveri e più vulnerabili. Abbiamo trovato particolarmente crudele che Amnesty definisse la prostituzione una scelta. Come tutti i sopravvissuti sanno, le persone finiscono nella prostituzione perché non hanno altre scelte e sono vittime di coercizione, inganni, abusi e violenza. Affermare falsamente che “la prostituzione è una scelta” serve solo a stigmatizzare e intrappolare le vittime di sfruttamento sessuale. Conferisce maggiore potere a trafficanti e abusatori, giustifica l’arresto degli sfruttati, invece di riconoscere il fatto che sono vittime di reati. E li taglia anche fuori da quei supporti sociali di cui avrebbero tanto bisogno.

Fra i membri di STSU ci sono i direttori esecutivi delle organizzazioni di sopravvissuti/e che forniscono servizi diretti alle vittime minorenni e adulte, ci sono medici e altri operatori sanitari, ci sono assistenti sociali e terapisti familiari, avvocati delle vittime e professori universitari. Non solo abbiamo vissuto, siamo sfuggiti al complesso mondo del traffico di esseri umani e siamo guariti, ma molti di noi si sono laureati, hanno fondato piccole imprese, creato servizi a sostegno delle vittime, si sono guadagnati una credibilità professionale.

In quanto sopravvissuti/e siamo direttamente interessati dalla proposta di Amnesty International sulla prostituzione. Abbiamo intenzione di considerare Amnesty International responsabile. Insistiamo sul fatto che Amnesty proceda con la massima trasparenza su questo tema, che coinvolga la comunità dei/delle sopravvissuti/e di tutto il mondo come parte interessata, che operi con gli elevati standard etici e la diligenza richiesti da importanti questioni relative ai diritti umani. E ‘indispensabile che coloro che sfruttano sessualmente altri esseri umani non siamo autorizzati a parlare per gli sfruttati. Purtroppo questo è un fenomeno comune.

Per approfondire:

Protest Amnesty International – London

JULIE BINDEL: An abject inversion of its own principles

(The end of prostitution might be a distant ideal, but it is still far better than Amnesty’s grubby collusion with misogyny:la scomparsa della prostituzione può sembrare un ideale non immediatamente realizzabile, ma è molto meglio dell’ignobile collusione di Amnesty con la misoginia)

Why buying sex is an act of violence

(While various TV shows and movies have spent millions over decades selling the myth of sexual empowerment, glamour and liberation through films from Breakfast at Tiffanys and Pretty Woman through to Secret Diary of a Call Girl, the truth has been hidden. The most beaten, raped and murdered people in society have been silenced. Prostitutes are 18 times more likely to be murdered than the general population…)

Leggi tutto... http://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2014/02/15/petizione-amnesty-international-e-la-prostituzione-2/